Non sono poche da spegnere, centodieci candeline. Eppure una piccola molecola ce l’ha fatta: l’acido acetilsalicilico, più noto con il nome di Aspirina, ha raggiunto la veneranda età in piena salute. A partire dal 1899, anno in cui fa la sua prima comparsa sugli scaffali della farmacia, ha attraversato il Novecento accumulando un successo dietro l’altro. Da antidolorifico, la sua prima indicazione, ad antiaggregante piastrinico in grado di prevenire infarto e ictus, a molecola potenzialmente utile nella prevenzione e nel trattamento di certi tumori, come quello del colon, dell’Alzheimer e del diabete.
Non c’è da stupirsi quindi se chi per la prima volta ha scoperto il suo meccanismo d’azione, il farmacologo inglese John Vane, ha ricevuto il premio Nobel per la medicina nel 1982. La sua storia però è molto più antica. Ippocrate, il padre della medicina, aveva scoperto già nel 400 avanti Cristo e senza l’aiuto di microscopi, provette e reagenti, che la corteccia del salice conteneva qualche cosa che abbassava la febbre e riduceva il dolore. In realtà, gli storici della medicina fanno risalire la scoperta a molto prima visto che le virtù terapeutiche del salice sono menzionate già nel papiro di Ebers, databile a circa 2000 anni prima di Cristo.
Nel Medioevo, pur non essendo considerato dalla medicina ufficiale, l’uso della cottura di tale corteccia diventa una tradizione popolare e contadina per curare i dolori. Fino a quando però, in gran parte della penisola italiana, la raccolta dei rami di salice viene proibita, perché necessari alla fabbricazione dei cesti data l’elevata flessibilità dei giovani rami. E’ nella prima metà dell’Ottocento che si comincia a “lavorare” l’acido salicilico per renderlo più efficace e stabile.
Dopo svariati tentativi ci riesce il chimico tedesco Felix Hoffmann nel 1897. E due anni dopo il farmaco è messo in commercio con il nome di Aspirina. Sono pochi i farmaci versatili come l’acido acetilsalicilico: inoltre un secolo questa piccola molecola è stata una delle più studiate in assoluto. Sono stati realizzati più di tremila studi scientifici che l’hanno testata e analizzata in lungo e in largo, scoprendo potenzialità inaspettate. Attualmente, il farmaco è approvato praticamente in tutto il mondo come antipiretico, antidolorifico e antinfiammatorio, nonché per la prevenzione secondaria degli eventi cardio e cerebrovascolari. In 38 Paesi è inoltre utilizzato per la prevenzione primaria di ictus e infarto. Ma la ricerca continua: ancora oggi numerosi laboratori sparsi sui quattro continenti stanno studiando i suoi effetti su un ampio ventaglio di patologie.
Fonte http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Maggio_2009/0905_3_Eventi.pdf