Le verdure rappresentano il primo rischio di intossicazione alimentare per l’essere umano. E’ innegabile che il loro apporto benefico sia immenso e variegato in base alla tipologia di foglia, al loro colore ed alla loro tipologia. Ma se non lavate bene e coltivate con acqua o terreni contaminati possono divenire anche pericolose.
A lanciare l’allarme uno studio condotto dal Centro di controllo per le malattie di Atlanta pubblicato sulla rivista di settore Emerging Infectious Diseases. In particolare ad essere messi “sotto accusa” sono le verdure a foglia larga come gli spinaci. Una vera e propria “piaga” della loro categoria insieme al pollo, che fa registrare il numero più alto di morti per il consumo di carne contaminata. Questo non significa che questi due alimenti siano pericolosi. Come tutti i cibi, essi possono essere causa di intossicazione alimentare più o meno grave se infettati da agenti patogeni. Spiegano gli scienziati in un comunicato:
La maggior parte delle contaminazioni è dovuta a norovirus presenti durante la produzione. Mentre le infezioni più presenti nel pollame sono quelle da salmonella e listeria.
I norovirus sono una famiglia di virus alla base di gastroenteriti virali che in persone immunodepresse possono rivelarsi non solo pericolose, ma anche fatali. I sintomi del contagio da parte di questi microbi sono diarrea, nausea e vomito, mal di stomaco e dolori addominali, talvolta accompagnati anche da febbre, cefalea, e dolori diffusi.
Gli scienziati hanno basato le loro rilevazioni su dei dati raccolti dalla struttura nel decennio 1998-2008. In questo intervallo temporale circa 9 milioni e mezzo di persone hanno subito un’intossicazione alimentare e circa 1500 sono morte per via delle stesse. Per valutarne la pericolosità, i ricercatori hanno diviso i cibi in diciassette diversi sottogruppi ed i vegetali a foglia larga come insalata e spinaci hanno conquistato il primo posto in questa particolare classifica, seguite da pollami, frutta e latticini. Sorprendentemente i frutti di mare si sono fermati agli ultimi posti.
Fonte | Emerging Infectious Diseases
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