La sindrome sgombroide o “mal di sushi” è una patologia in continuo aumento tra la popolazione. Scopriamo insieme come avviene la diagnosi, quali sono i sintomi e quale sia la cura contro di essa.
Sotto il nome di sindrome sgombroide è riconosciuta una malattia da avvelenamento causata dal pesce crudo o cotto conservato male. Alla base di questa intossicazione vi è la sgombrotossina, un mix di istamina, putrescina e cadaverina (altre tipologia di ammine, N.d.R.) prodotte dalla decomposizione di alcuni amminoacidi presenti nei pesci. Il suo nome è legato alla frequenza con la quale l’istidina si degrada in istamina nei pesci appartenenti alla famiglia Scombridae.
Diagnosi della sindrome sgombroide
La diagnosi della sindrome sgombroide è di tipo clinico: avviene direttamente con la visita del paziente in pronto soccorso attraverso l’esame diretto dello stesso. E spesso e volentieri una corretta rilevazione dell’intossicazione alimentare dipende anche dall’esperienza stessa dell’operatore sanitario.
Sintomi della sindrome sgombroide
I sintomi della sindrome sgombroide sono causati dalla reazione del corpo umano agli alti livelli di istamina ingerita con il pesce. Essi sono i seguenti:
- eritema sulla pelle
- cefalea
- diarrea
- crampi addominali
- palpitazioni
- febbre (meno sovente)
- tachicardia
- ipertensione o ipotensione
- dispnea (soprattutto in caso di asma)
- broncospasmo.
Di solito la sintomatologia inizia dopo 10 o 30 minuti dopo aver ingerito il pesce contaminato (che va ricordato, a livello organolettico rimane perfetto, N.d.R.) e può durare dalle 4 alle 6 ore. Di solito la sindrome sgombroide non mette a repentaglio la vita delle persone, a meno che non vi sia una condizione pregressa importante di malattie cardiache o respiratorie. A seconda della sensibilità del paziente e della quantità di pesce ingerito (e quindi di istamina assunta, N.d.R.) possono venir registrate reazioni più o meno gravi.
Cura della sindrome sgombroide
La cura della sindrome sgombroide passa attraverso l’assunzione di liquidi e di antistaminici (sia di tipo H1 che H2, N.d.R.). In caso si renda necessario in base alla gravità dei sintomi, il personale specializzato ospedaliero userà farmaci specifici come l’adrenalina per combattere la reazione della persona all’istamina.
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Fonte | Emedicine
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