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Assistente infermiere, polemica sulla figura ibrida

L’assistente infermiere, figura ibrida a metà tra l’infermiere e l’oss fa il suo debutto negli ospedali tra le polemiche. Un professionista che, in qualche modo, non assicura che le mansioni che dovrebbe eseguire siano effettivamente sicure.

Una figura incapace di assicurare sicurezza

È questa l’idea dei sindacati. Appoggiate in buona parte anche dalla comunità internazionale che si è schierate insieme alle migliaia di operatori che hanno fatto appello alle istituzioni per un cambio di rotta in tal senso. Nulla è servito: l’assistente infermiere verrà introdotto sia nelle strutture private che pubbliche.

Una figura che è attualmente temuta dagli infermieri perché, come già anticipato, non è ritenuta in grado di assicurare con la sua preparazione ciò che le viene richiesto di fare. Le 500 ore con tanto di tirocinio che dovranno seguire gli operatori socio sanitari per poter divenire assistente infermiere vengono considerate insufficienti. Viene contestato come Governo e Regioni abbiano ignorato totalmente i pareri provenienti, di tipo negativo, sia da esperti nazionali che internazionali.

Non è ritenuto possibile che l’assistente infermiere possa eseguire medicazioni, iniezioni o gestire un sondino oro- tracheale. Tutte le procedure che se non eseguite al meglio potrebbero dar vita a conseguenze disastrose. La mancata risposta delle istituzioni porterà il prossimo 20 novembre in piazza gli infermieri insieme ai medici per protesta.

Al centro vi sarà ovviamente il destino del Sistema Sanitario Nazionale, tra le cui criticità vi è proprio la formazione degli assistenti infermieri, la quale potrebbe compromettere sia la sicurezza dei pazienti che la qualità dell’assistenza.

Cosa è l’assistente infermiere

L’assistente infermiere è una figura che possiede la qualifica di oss perfezionata poi attraverso un percorso informativo. Questa specializzazione lo porterà a collaborare con gli infermieri. Come? Garantendo le attività sanitarie in aggiunta a quelle dell’operatore socio sanitario.

Il problema è che, a prescindere da quello che si possa pensare, questa figura ibrida non sarà in grado di ovviare alla carenza di infermieri al momento. Per risolvere questa criticità basterebbe rendere possibile l’assunzione di un numero maggiore di persone attraverso contratti decenti.

Quella che era stata pensata come una soluzione, in realtà sta creando più confusione che altro. E senza dubbio si avrà una riprova delle possibili problematiche nel momento in cui questa figura professionale entrerà davvero fare parte dell’organico di ospedali pubblici e privati.

Ci si aspetta che gli infermieri, già allo stremo per le condizioni di lavoro nelle quali spesso si trovano a operare, si facciano carico anche delle mancanze di questo nuovo operatore? Se la risposta è positiva, ci sarà da aspettarsene delle belle dal punto di vista sociale.