Ebola e Lampedusa non hanno ancora “storie” in comune da raccontarci fortunatamente. Ma quando si pensa a questa grave malattia proveniente dall’Africa, il pensiero delle persone va immediatamente alla piccola isola italiana meta degli sbarchi dei profughi. E ci si chiede: cosa si farà se qualcuno di loro porterà il virus con sé?
E’ una domanda lecita, ed è la stessa che le autorità italiane si sono poste lo scorso aprile quando iniziavano ad esserci i primi focolai di ebola in Liberia e l’emergenza ancora non era in atto. Le famiglie iniziavamo però a spostarsi dalle città colpite cercando di sfuggire a quella che sarebbe poi divenuta la grave epidemia di ebola dei nostri giorni: era ovvio che si scatenasse il timore di possibili contagi. Fattore questo aggravato dalla sovente presenza del virus della TBC tra i profughi che giungevano nel nostro paese. Qualche mese fa ci si sentiva impotenti a Lampedusa per via degli sbarchi. Ora, con i protocolli di sicurezza attivati, la paura che il contagio possa arrivare dal mare con i profughi è leggermente scemata.
Anche perché gli scorsi mesi hanno portato la popolazione e le forze dell’ordine a riconoscere i sintomi dell’ebola che lo ricordiamo sono:
- febbre alta più di 38,5 °C
- dolori addominali,
- forte mal di testa,
- dolori muscolari
- diarrea,
- debolezza,
- eruzioni cutanee
- emorragie interne.
Un quadro sintomatologico abbastanza chiaro che abbiamo ormai imparato a riconoscere. Certo, eventuali sbarchi a Lampedusa porteranno sempre a temere una contaminazione da ebola per via della provenienza dei profughi, ma rispetto a qualche mese fa l’Italia è più organizzata in quanto a profilassi e prevenzione. Ed anche l’accoglienza delle persone provenienti dagli sbarchi è affrontata in un modo differente. Va ricordato, ad ogni modo, che la malattia è contagiosa una volta finito il periodo di incubazione e che quindi per essere assolutamente certi della non pericolosità delle persone che giungono nel nostro paese l’analisi del sangue degli sbarcati rimane l’approccio più sicuro.
Il Ministero della Salute ha comunque annunciato l’attivazione di un numero verde per le eventuali emergenze sanitarie sul virus Ebola, oltre che per tutti i dubbi e le domande del caso. Basterà chiamare il 1500.
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