Capire come come migliorare cura ed assistenza nell’ambito dell‘incontinenza: di questo hanno parlato gli esperti riunitisi per la VI edizione del Global Forum of Incontinence a Berlino. Con l’allungarsi dell’aspettativa di vita dei pazienti, garantirgli comfort e normalità diventa un obiettivo basilare.
L’incontinenza è un disturbo che arreca problemi fisici e sociali ai pazienti: un maggiore rischio di infezione all’apparato urogenitale, la depressione derivante dal non sentirsi a posto e dalla necessità di dover ricorrere in ogni contesto a accessori per l’assorbimento delle piccole perdite solo per citarne un paio. Nel corso dell’incontro di Berlino si è cercato di fare il punto della situazione chiamando in causa tutte le parti coinvolte nella cura e l’assistenza dell’incontinenza: pazienti e medici, organizzazioni e caregiver. I dati non lasciano scampo: sono almeno 400 milioni le persone che nel mondo soffrono di un grado qualsiasi di questa malattia. E purtroppo solo un misero 10% tra uomini e donne cerca aiuto sanitario per poterne uscire. Fattore al quale si aggiunge una certa ignoranza, sia da parte dei pazienti di ogni età sia dei caregiver, in merito a ciò che è possibile usare per contrastare o affrontare il disturbo con un risultato deludente in fatto di gestione ottimale dei prodotti messi a disposizione dai vari sistemi sanitari nazionali. Commenta Sara Santini, curatrice della ricerca chiamata a fare il punto della situazione sul problema, di stata presso l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (INRCA):
L’INRCA ha condotto uno studio pilota nella zona di Ancona che ha permesso di mettere in evidenza alcuni aspetti del problema. Prevale la necessità di accedere alla fornitura degli ausili in modo più semplice e personalizzato, seguito dall’inadeguatezza degli ausili distribuiti dal sistema sanitario pubblico sia in qualità sia in quantità. La gestione dell’incontinenza dovrebbe dunque essere considerata in un’ottica multifattoriale e affrontata con una pratica multidisciplinare e integrata. Al momento, invece, i servizi per la persona non continente mancano d’integrazione e le risorse appaiono male o solo scarsamente impiegate in quest’ambito.
E’ innegabile infatti non solo che spesso l’approvvigionamento di prodotti passati dall’assistenza pubblica fornita al cittadino non siano sufficienti, ma che nei casi di malati o anziani allettati diventa fonte di stress per tutte le persone coinvolte il cambio e la gestione degli ausili assorbenti, con una maggiorazione del “prezzo emotivo” dell’intero processo.
Prima saranno riconosciute le pecche dell’assistenza, prima sarà possibile fornire una cura adeguata.
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