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Uomini? Meno longevi delle donne

Gli uomini? Meno longevi delle donne. E la ragione può essere trovata sfruttando la medicina di genere. Ovvero riconoscendo la differenza tra le due categorie e anche quella presente tra le patologie che li colpiscono.

Uomini fisiologicamente più a rischio

Il Washington Post l’ha chiamata crisi silenziosa. E vuole puntare l’attenzione sul fatto che nel corso della loro esistenza gli uomini siano soggetti a un rischio di morte più alto. Questo anche mettendo da parte quelle che sono state le conseguenze della pandemia di COVID-19 che hanno contribuito ad allargare questo divario. Statisticamente parlando nel 2000 l’aspettativa di vita era di 76 anni per i maschi e di 82 per le donne. Nel 2019 questo dato era passato rispettivamente a 81 anni per gli uomini e a 85 anni per le donne.

A prescindere dall’effetto che può aver avuto la pandemia su tutti, le motivazioni di questa differenza non sono ancora totalmente conosciute. Quel che si sa è che, biologicamente parlando il sesso maschile sviluppa più velocemente patologie di tipo cardiovascolare. Subisce, inoltre, una mortalità maggiore per tumore. E ancora risulta essere più colpito da infezioni e tende maggiormente al suicidio.

Oltre alla componente fisica in questo caso bisogna calcolare anche quella psicologica: il sesso maschile soffre alcune specifiche pressioni sociali e culturali che lo portano a non seguire una vita di tipo salutare. A questo dobbiamo aggiungere il fatto che tendano a dedicarsi maggiormente a sport estremi. E a non cercare aiuto per via di preconcetti e stereotipi di mascolinità tossica.

Basta pregiudizi anche nell’approccio medico

Npn possiamo propriamente indicare un rapporto causa-effetto, ma ci sono comunque comportamenti e peculiarità che incidono sulla longevità degli uomini. E senza chiamare in causa quello che può essere considerato il mito del testosterone, va sottolineato che fisiologicamente il sistema immunitario delle donne è più attivo. E di conseguenza le rende più protette da infezioni.

Per poter agire su questo aspetto della vita degli uomini bisognerebbe sviluppare in modo più attento la medicina di genere. Lavorando sull’aumentare quella che è la conoscenza della salute degli uomini.

Facendo attenzione gli stessi sanitari a non incorrere in stereotipi culturali che possono portare a sottovalutare il problema e a fornire trattamenti inadeguati. Vi sono malattie che per stereotipo vengono collegate alle donne. E che per tale ragioni non vengono considerate quando davanti agli stessi sintomi sia una persona di sesso maschile. Basta anche il solo esempio della depressione che nella compagine maschile è spesso sotto trattata se non addirittura sotto diagnosticata.
È importante sia per quel che riguarda gli uomini che per quel che riguarda la medicina si inizi a prestare più attenzione senza cadere nel pregiudizio.