Il cadmio è un metallo morbido, biancastro, che si presenta naturalmente nel suolo. E’ forse meglio conosciuto il materiale che compone almeno la metà delle batterie ricaricabili al nichel-cadmio, ma è anche usato nei pigmenti, galvanoplastica e plastica.
Test di laboratorio organizzati dall’Associated Press dimostrano che esso è presente anche nei prodotti da gioielleria per bambini, a volte in incredibili livelli superiori al 90% del peso totale dell’oggetto. La maggior parte delle persone immettono nel proprio corpo una dose microscopica dei metalli pesanti soltanto respirando o inghiottendo i suoi residui. Alcune piante, tra cui il tabacco, hanno bisogno di assorbire cadmio attraverso le loro radici, ed anche attraverso questa via finisce nel corpo delle persone, durante la digestione o per inalazione. Senza l’esposizione diretta, però, non dovrebbero verificarsi conseguenze negative: il cancro, la perdita di proteine vitali nei reni, le ossa che spontaneamente si rompono.
Il cadmio è particolarmente pericoloso per i bambini in quanto gli organismi in crescita facilmente assorbono le sostanze, e il cadmio si accumula nei reni per decenni. Spiega il dottor Robert O. Wright, docente alla scuola di medicina dell’Università di Harvard e nella scuola di salute pubblica:
Proprio le piccole quantità di prodotti chimici possono alterare radicalmente lo sviluppo. Non riesco nemmeno a capire perché qualcuno dovrebbe consentire che anche una piccola quantità sia accessibile.
Recenti ricerche di Wright hanno rilevato che l’esposizione al cadmio è in aumento, e i bambini, che ne sono più esposti, hanno maggiori probabilità di segnalare difficoltà di apprendimento. Il dr. Aimin Chen della scuola medica dell’Università di Cincinnati ha anche studiato come il cadmio colpisce i giovani cervelli. Mentre il piombo è il metallo pesante più associato al danneggiamento dello sviluppo cognitivo, Chen ha concluso che il cadmio è ancora peggiore del piombo perché agisce sul quoziente intellettivo, anche se non danneggia i bambini così tanto come il piombo perché c’è al momento una minore esposizione.
Gli scienziati non sanno quanto cadmio ci voglia per uccidere un bambino. L’unico decesso di un bambino direttamente attribuibile al cadmio risale a quasi 3 anni a Toronto (Canada). Secondo uno studio pubblicato nel 1994, l’autopsia ha mostrato che il suo cervello era gonfio, e i ricercatori hanno concluso che la sua esposizione a pigmenti di vernici, batterie o utensili cadmio-galvanici era stata eccessiva.
[Fonte: Yahoo]