La mamma è sempre la mamma, questo si sa, ed ha un rapporto speciale con il feto, e poi con il bambino. Finora si sapeva che la mamma comunicava con il feto attraverso le sensazioni che riusciva a trasmettergli, all’alimentazione, alla voce e altri aspetti sensoriali.
Ma i ricercatori vanno avanti, e vogliono scoprire gli aspetti più nascosti della comunicazione tra feto e mamma. E qui entrano discorsi diversi, di chimica e genetica. La comunicazione tra cellule è infatti sempre più indagata dai ricercatori, per capire determinati meccanismi. Tempo fa si era capito che le cellule comunicano anche attraverso gli impulsi elettrici, come per il cervello. Da tempo si sa che la comunicazione chimica è fondamentale nell’organismo.
Ora arriva un nuovo studio che ha indagato sulla comunicazione chimica e non, tra le cellule del feto e quelle della mamma. A condurlo la University of Texas Medical Branch a Galveston, che lo ha poi pubblicato sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology.
La nuova ricerca
I ricercatori hanno scoperto che alcune sacche, dette esosomi, sono i mezzi di comunicazione che le cellule usano per comunicare tra feto e mamma. Queste sacche conterrebbero delle sostanze chimiche specializzate nella comunicazione, in modo che gli esosomi fetali dicano a quelli materni il loro stato di maturità.
Sono delle sacche che forniscono dati e informazioni precisi sulla maturità del feto, in modo da attivare le varie fasi della gravidanza, come ad esempio il travaglio. È come avere un’ostetrica interna che comunica alla mamma quando deve partorire.
Conoscendo questi meccanismi, i ricercatori sperano di poter creare degli strumenti di monitoraggio più efficienti per il feto. Lo studio vuole quindi creare una mappa completa dei meccanismi del parto, studiando la comunicazione naturale secondo la quale i due corpi (materno e fetale) deciderebbero la “fatidica data”.
La ricerca è stata condotta su cavie modificate geneticamente, in modo da poter rintracciare i vari messaggi, da e per il feto, della mamma, e viceversa.
In questo modo si hanno delle informazioni sullo stato di salute e sviluppo del feto grazie alle analisi sul sangue della mamma, dove vengono rintracciati gli esosomi.
I ricercatori hanno ora 1,5 milioni di dollari per tre anni per cominciare i test e studiare nuovi farmaci.