Sindrome di Beckwith Wiedemann
È una malattia genetica da iperaccrescimento, che può essere caratterizzata da gigantismo (nella seconda metà della gravidanza e nei primissimi anni di vita, mentre da adulto l’altezza rientra nei limiti della norma), macroglossia (ingrossamento della lingua) e difetti della parete addominale come la protrusione dell’intestino al di fuori dell’ombelico, l’onfalocele e l’ernia ombelicale. Lo sviluppo intellettivo di regola è normale, sebbene siano noti pazienti con ritardo mentale.
SINTOMI: i bambini colpiti dalla sindrome di Beckwith Wiedemann, oltre a mostrare alla nascita o subito dopo un’eccessiva crescita di peso e lunghezza e macroglossia (98% dei casi) possono manifestare anche altri sintomi, quali:
- Emi-ipertrofia (crescita eccessiva di un lato del corpo o di una parte anatomica)
- Difetti della parate addominale
- Dimorfismi con occipite prominente
- Ipoplasia della parte media del viso
- Tratti del volto accentuati
- Esoftalmo (anomala protrusione dei globi oculari) con pliche periorbitali spiccate
- Naso piccolo e largo con narici antiverse
- Incisure sul lobo o sull’elice dei padiglioni auricolari
- Ernia inguinale e criptorchidismo (soprattutto nei maschi)
Può manifestarsi anche un’ipoglicemia transitoria perinatale, che se non viene riconosciuta e curata per tempo può causare ritardo mentale o convulsioni. Più rare, invece, sono le anomalie cardiache strutturali e/o ipertrofie settali. La malattia può predisporre anche ai tumori, soprattutto il tumore di Wilms, patoblastoma, carcinoma surrenale, fibromi cardiaci, glioma, mixoma ombelicale, ecc.
CAUSE: nella maggior parte dei casi la sindrome è sporadica, chi ne soffre, perciò non ha precedenti in famiglia. La malattia è determinata da alterazioni in un particolare gruppo di geni detti imprinted localizzati sul cromosoma 11. I geni imprinted sono ereditati in due copie (una materna e una paterna): ne funziona però una soltanto, che può essere quella materna o quella paterna o meglio, l’attività dei geni di origine materna è ridotta oppure l’attività dei geni di origine paterna è eccessiva. Le forme familiari della malattia sono in ginenere dovute a mutazioni del gene CDKN1C o a rari difetti nei centri di controllo dell’imprinting. Secondo recenti osservazioni, il rischio di sviluppare la sindrome di Beckwith Wiedemann sembra più elevato nei bambini nati con fecondazione artificiale.
DIAGNOSI: la diagnosi si basa prima di tutto sull’osservazione clinica condotta da un genetista ed è formulata in presenza di almeno 2 delle 5 maggiori caratteristiche della sindrome di Beckwith Wiedemann (peso elevato e lunghezza significativa alla nascita, ipoglicemia neonatale, difetti della parete addominale, pieghe e fossette nelle orecchie, macroglossia ed emi-pertrofia) oppure 1 maggiore e 2 minori. Successivamente la diagnosi clinica deve essere confermata da test molecolari.
PROGNOSI: la prognosi è favorevole. Alcune caratteristiche associate alla sindrome possono aver bisogno di correzione, ma alcune diminuiscono o regrediscono del tutto con il passare del tempo. Anche per quanto riguarda il rischio di tumori, la percentuale è bassa. Solo il 5-10% dei soggetti affetti sviluppa il cancro.
CURA: non esiste una terapia univoca per la sindrome di Beckwith Wiedemann. Alcune manifestazioni vengono trattate chirurgicamente come l’onfalocele, la macroglossia o l’asimmetria scheletrica. In caso di ipoglicemia neonatale, la situazione va tenuta sotto stretto controllo. Fino a 10 anni, inoltre, i bambini colpiti sono sottoposti a frequenti monitoraggi per effettuare una diagnosi il più precoce possibile in caso di tumore. Il protocollo di screening prevede di controllare diversi parametri, soprattutto il livello di alfafetoproteina nel sangue e un’ecografia addominale ogni 3 mesi.
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Fonti: Orphanet, AIBWS – Associazione Italiana Sindrome di Beckwith Wiedemann Onlus; Photo Credit| Thinkstock