Il contagio da escherichia coli in Puglia, nel ceppo causante la sindrome emolitico uremica che aveva portato al ricovero di 16 bambini nel mese di agosto, sembra essere scemato. Lo annuncia l’Istituto superiore di Sanità. Dei venti casi totali registrati della patologia, sedici sono stati correlati allo stesso ceppo di escherichia coli, produttore di uno specifico tipo di verocitotossina.
Gli ultimi casi di contagio sono avvenuti non oltre la metà di agosto, segno questo secondo gli esperti o di una ridotta attività della fonte di partenza dell’escherichia coli, o di una cessazione del suo focolaio. La situazione è stata considerata critica non solo per il numero dei colpiti ma anche per il fatto che tutti i casi registrati hanno coinvolto dei bambini che avevano soggiornato in vacanza o erano residenti in Puglia. I Nas hanno effettuato diversi controlli, incrociando le informazioni fornite dalle piccole vittime, ma nonostante la raccolta di diversi campioni ambientali non è stato ancora possibile trarre delle conclusioni definitive.
Questo ci porta a richiamare in causa il coinvolgimento di una azienda di latticini inizialmente additata come responsabile. Differentemente da quanto reso pubblico dalla stampa pugliese, l’Istituto superiore di Sanità ha smentito di aver trovato il focolaio della patologia. Spiegano infatti in un comunicato:
In merito ad alcuni articoli recentemente comparsi sulla stampa locale, nei quali si affermava che l’ISS avrebbe confermato che il ceppo di E.coli che ha provocato i casi di SEU è stato ritrovato in campioni di latticini di produzione locale, si precisa che l’ISS ha finora esaminato solo campioni clinici prelevati dai pazienti, e le analisi hanno condotto all’identificazione del VTEC O26 quale agente responsabile del focolaio.
Le autorità pugliesi consegneranno nei prossimi giorni all’Iss dei campioni presi direttamente da alimenti ed da fonti ambientali per dare modo agli scienziati di approfondire le proprie indagini eseguendo un confronto di tipo molecolare tra i campioni per dimostrare l’effettiva congruenza tra i ceppi batterici responsabili della sindrome emolitico uremica nei bambini e gli agenti patogeni dei presunti focolai.
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