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Nelson Mandela in ospedale per una polmonite

Nelson Mandela è stato ricoverato in ospedale a causa di una polmonite, una  malattia infiammatoria che colpisce i polmoni e il sistema respiratorio. L’ex presidente sudafricano ne ha già sofferto qualche mese fa, a dicembre, infatti, aveva trascorso quasi 20 giorni in ospedale. Agli inizi di marzo era stato ricoverato per accertamenti programmati da cui risultava un netto miglioramento delle sue condizioni di salute. Ora, una ricaduta. Come ha fatto sapere il presidente Jacob Zuma, i medici si stanno occupando di lui garantendogli le cure migliori.

Generalmente, la polmonite è causata da un’infezione e l’infiammazione altro non è che la reazione del sistema immunitario quando attaccato dai batteri, più raramente può essere scatenata da virus o funghi. La forma di polmonite batterica più nota è quella che deriva dal pneumococco. Il batterio, attraverso l’apparato respiratorio, raggiunge i bronchioli e da qui si diffonde, “innescando” il processo infiammatorio. Il tessuto polmonare, di conseguenza, si può riempire di pus e di altri liquidi, causando difficoltà respiratorie, tosse e febbre.

La gravità della malattia dipende soprattutto dallo stato di salute generale del paziente e dal tipo e grado di polmonite. In genere, gli anziani e i bambini sono le fasce d’età maggiormente a rischio.

Per diagnosticare la polmonite occorre fare una visita medica da un bronco pneumologo (auscultazione polmonare). In seguito, sarà necessario effettuare una radiografia del torace per individuare i focolai dell’infezione in corso e infine l’esame dell’espettorato per individuare il microrganismo responsabile della malattia. La polmonite di origine batterica e virale si cura con l’assunzione di antibiotici, in grado di arrestare la proliferazione dei batteri (penicilline e cefalosporine). I tempi di guarigione sono piuttosto lunghi, anche per evitare eventuali ricadute che possono diventare pericolose, se non addirittura letali. Per parlare di completa guarigione devono passare almeno 30 giorni e solo una successiva radiografica potrà stabilire il superamento della patologia.

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