Hugo Chavez, presidente del Venezuela, leader carismatico dell’America Latina, amico profondo di Fidel Castro è morto ieri sera, ma già nella mattinata il suo vice Maduro aveva comunicato ufficialmente un aggravamento delle sue condizioni di salute, definendole “delicate”. E’ stato un rabdomiosarcoma ad ucciderlo, un cancro metastatico delle parti molli.
A nulla sono servite le varie operazioni chirurgiche effettuate sia in Venezuela che a Cuba, dove è anche stato sottoposto a numerose sedute di chemioterapia e radioterapia. Il tumore in questione si è presentato nel giugno del 2011 e con alti e bassi Chavez è comunque riuscito a governare il suo Paese ed ad essere rieletto ad ottobre dello scorso anno, per l’ennesimo mandato, anche se non ha mai potuto insediarsi a causa dei ricoveri per la malattia. Nel Luglio del 2012 aveva annunciato al mondo di essere completamente guarito. L’8 dicembre scorso, il ricovero a Cuba e poi il ritorno a casa e l’aggravamento delle sue condizioni in gennaio, a causa di un’infezione polmonare.
Il rabdomiosarcoma o per essere più precisi il rabdomiosarcoma alveolare metastatico che ha colpito il presidente venezuelano è un tumore raro, rarissimo negli adulti, più tipico dell’età pediatrica. E’ però maligno, molto aggressivo, originato da cellule mesenchemiali che si differenziano a livello muscolare. E’ un tipo di sarcoma delle parti molli. Può insorgere in qualunque parte del corpo, anche se le sedi più colpite sono la testa-collo (40%), l’apparato genitourinario (20%) e gli arti (20%): la prognosi e la terapia dipendono da dove il cancro si manifesta. Chavez sembra sia stato colpito nella regione pelvica. Le metastasi hanno fatto il resto. Aveva 59 anni. Storico il suo incontro con Obama che vedete in copertina.
Cordoglio è stato espresso da tutti i capi di Stato dell’America Latina (e non solo) che parteciperanno ai funerali. A Cuba sono stati dichiarati due giorni di lutto nazionale. In tanti piangono questo leader, in molti tirano un sospiro di sollievo. Certo è che ha rappresentato un ago della bilancia nel mantenimento dello status quo: il Venezuela, ricchissimo di petrolio e di bellezze naturali è una bomba ad orologeria sociale per l’alta povertà economica dei cittadini, che Chavez ha saputo mantenere finora disinnescata. Il suo vice ha parlato di un complotto per ucciderlo e destabilizzare il Paese (un cancro provocato in qualche modo dai nemici). Le forze armate “sono schierate per garantire il rispetto della Costituzione”.
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