Ce lo dice l’ultimo rapporto Rbm Salute del Censis promosso con l’ausilio di Munich Re e presentato nel corso del Welfar Day: la sanità e dunque la salute è negata ad almeno 9 milioni di italiani. In particolare si parla di circa 2,4 milioni di persone anziane, ma anche di coppie con più figli, la quasi metà del totale, residenti nelle Regioni del Sud Italia. Che significa? Che molti cittadini a causa dei costi alti della sanità pubblica sono obbligati a rinunciare a prestazioni sanitarie di cui avrebbero bisogno e guarda caso stiamo parlando delle categorie economicamente più deboli e più soggette a problemi di salute (anziani e bambini).
La salute è solo per i ricchi?
Chi può permetterselo, si rivolge ad una struttura privata, dove nella maggior parte dei casi risparmia: il ricorso alla sanità privata negli ultimi 10 anni è aumentato del 25,5% secondo il medesimo rapporto, ma siamo certi che se le cose continueranno in questo modo il picco salirà notevolmente nel giro di pochi mesi. E non è di certo un’alternativa valida per il numero sempre più alto di disoccupati e famiglie sulla soglia di povertà. Il tutto aggravato dal rischio di rivolgersi a persone e strutture private non adegauatamente professionali e sicure.
I tagli e la politica sanitaria
La politica aggressiva che ha visto tagli alla sanità e piani di rientro sulle spalle dei cittadini / pazienti ha aggravato il tutto. Senza garantire poi la percezione di un miglioramento qualitativo del servizio offerto, anzi, ci si trova a pagare di più per un servizio che a livello di sensazione è qualitativamente regredito: secondo il rapporto del Censis infatti il 31,7% degli utenti ritiene che la sanità nella propria regione sia in netto peggioramento.
Ma il ticket sanitario che fine ha fatto?
Di fatto il ticket sulla prestazione sanitaria ha fatto il suo tempo: volendo usare parole forti, possiamo dire che è deceduto e nessuno provvede al suo funerale. Perché? Basta recarsi allo sportello per il pagamento di un ticket per comprenderlo. Mi è capitato ieri: un’ecografia di 46,00 euro circa l’ho pagata 66,00 perché per ogni richiesta medica (ricetta foglietto rosso) la Regione Campania aggiunge 10,00 euro di contributo nazionale e 10,00 regionale. La dizione è la seguente:
Il totale riportato sulla ricevuta di pagamento è comprensivo delle eventuali quote aggiuntive fisse sulla ricetta previste dal decreto commissariale num° 53 del 27/09/2010 e dalla legge nazionale ex 111 del 15/07/2011
Una signora anziana, prima di me, dovendo fare due diverse indagini diagnostiche ha rinunciato ad una. Una ragazza incinta, per un’analisi del sangue specifica ha fatto altrettanto: privatamente gli avevano chiesto 20,00 euro, col ticket pagava il doppio. Ricordiamo che il ticket sulle prestazioni sanitarie, non è uno sconto, ma un contributo alla spesa pubblica. Se questa costa di più del privato, a che serve? E come si risolve? In Italia aumentandone i costi. La soluzione prevista nel rapporto Censis parla di sanità integrativa. Ma chi non può permettersela?
Foto: Thinkstock
Fonte: Censis