I tagli alla sanità stanno mettendo a dura prova la resistenza e l’operatività degli ospedali del Lazio. Anche quelli a carattere religioso come il Policlinico Gemelli e il Fatebenefratelli-San Giovanni Calibita, i cui dipendenti sono scesi questa mattina in piazza per protestare contro i tagli e il mancato pagamento dello stipendio previsto per fine dicembre.
La situazione vissuta dal S. Giovanni Calibita- Fatebenefratelli è molto simile a quella vissuta da altri ospedali a carattere religioso presenti sul territorio laziale. Si tratta di strutture a sovvenzione “mista” considerabili alla stregua di nosocomi pubblici. Eccellenza sì nel loro campo, ma sovvenzionati dalla Regione come tante altre strutture. Già nelle scorse settimane l’ospedale allo stremo, dopo mesi di incertezza economica, ha dovuto ridurre la possibilità di ricovero e prestazioni e chiudere il Pronto Soccorso, assicurando solo le prestazioni mediche davvero urgenti. Contestualmente ai dipendenti è stato comunicata la quasi certa impossibilità di emolumento alla fine del mese.
Una situazione insostenibile per i mille dipendenti della struttura e le loro famiglie che hanno portato i lavoratori questa mattina a bloccare il lungotevere davanti al Ministero della Salute fischiando e richiamando l’attenzione sulla problema. La timida apertura del Commissario Bondi in merito alla spending review, ottenuta da Confindustria Sanità e l’Aris rispetto al nuovo incontro previsto per il prossimo 20 dicembre, non ha convinto i dipendenti, che hanno deciso di protestare per far sentire la loro voce. Nei giorni scorsi è stata la volta delle sedi laziali del San Raffaele e dell’Idi, i cui fondi, sebbene parzialmente sbloccati, sono lungi dall’essere distribuiti a chi da più di 4 mesi non percepisce lo stipendio.
Non si tratta solo di un problema per i lavoratori per i quali ci si chiede come facciano a sopravvivere senza stipendio in un periodo di crisi come questo, ma anche per i pazienti, i quali sono attualmente privi di prestazioni sanitarie specialistiche di alto livello solitamente rimborsate dal sistema sanitario. Se il diritto alla salute è un diritto di tutti, perché invece di tagliare dove ci sono gli sprechi si taglia sempre e soltanto la sanità?
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