E’ possibile mettere a punto una terapia per l’HIV dalla salsa di soia? E’ quello che suggeriscono i risultati di una ricerca condotta dagli scienziati dell’Università del Missouri coordinati dal virologo Stefan Sarafianos.
Può suonare assurdo pensare che la salsa di soia, il condimento tipico dei pasti orientali possa essere di aiuto nel combattere il virus dell’HIV. Ma la ricerca medica ci ha abituato a queste sorprese. Il patogeno alla base dell’Aids può arrivare a comportarsi come i batteri, ovvero sviluppare resistenza nei confronti delle terapie volte a debellarlo. E’ il caso del Tefonovir, che in alcuni pazienti non fa più effetto perché il virus è diventato “immune” alla cura. E’ qui che entra in gioco la soia, o meglio una molecola della sua salsa, che in laboratorio ha mostrato di avere una efficacia 70 volte maggiore rispetto a quella del Tenofovir nel bloccare la diffusione del virus. La molecola, chiamata EFDA, come potete immaginare ha attirato l’attenzione dei ricercatori. Commenta il coordinatore dello studio:
I pazienti HIV trattati con Tenofovir possono sviluppare la mutazione K65R RT che causa un fallimento di questa prima linea di difesa. Non solo l’EFDA funziona contro l’HIV resistente, ma funziona anche 10 volte meglio sul virus selvatico dell’HIV che non è diventato Tenofovir resistente. Questi due motivi la rendono più potente di altri farmaci, pertanto il nostro compito è quello di osservare le caratteristiche strutturali che lo rendono un farmaco eccezionale.
Questa molecola in realtà è stata scoperta per caso da una delle aziende produttrici la salsa di soia nel 2001. Essa esaltava il sapore del composto e presentava una struttura molto simile a quella del farmaci antiretrovirali in commercio. Quello che vogliono fare ora i ricercatori è comprendere quanto tempo questa molecola resiste nel sangue e nelle cellule,in modo tale da sviluppare altre molecole e crearne una combinazione atta a diventare un medicinale da utilizzare come terapia.
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