Un buona notizia per tutti coloro che combattono contro l’Aids, malattia ormai considerabile cronica ma di difficile approccio. Sono stati approvati l’uso e la commercializzazione in Europa della rilpivirina per il trattamento, associato ad altri farmaci antiretrovirali, dei pazienti affetti da Hiv con carica virale minore o uguale a 100mila copie.
Per chi non conosce la patologia od ha poca dimestichezza in ambito virologico queste parole potranno non avere senso, ma per i malati di hiv naive con la carica virale da noi appena sottolineata e mai sottoposti a trattamenti, significa il poter contare su un nuovo farmaco in grado di tenere sotto controllo la patologia. Entriamo un po’ più nello specifico del farmaco a livello tecnico.
La Rilpivirina è un inibitore “non nucleosidico” della trascrittasi inversa che ha dimostrato una efficacia medicinale pari a quella della terapia standard attualmente in uso ma una serie di effetti collaterali in meno rispetto alla stessa. In particolare è stata notata una tollerabilità maggiore da parte del sistema nervoso centrale con un abbattimento dell’insonnia, delle vertigini e dello svilupparsi di stati depressivi.
Il dosaggio accettato dalla commissione europea del farmaco, pari a 25g in compresse come dose giornaliera, è il più basso attualmente disponibile. Ad illustrare la validità del farmaco ci pensa il ricercatore francese Jean-Michel Molina, professore in Malattie Infettive presso l’Università Diderot di Parigi:
Le persone affette da HIV vivono molto più a lungo che in passato. Perciò, oggi, risulta indispensabile sviluppare terapie maggiormente tollerabili, con modalità di assunzione semplificate, che possano essere personalizzate a seconda dei bisogni del paziente. L’approvazione di rilpivirina rappresenta una grande passo in avanti per i pazienti mai sottoposti a precedenti trattamenti, in quanto, oltre ad offrire un’ulteriore opzione terapeutica, è un trattamento che può migliorare le loro condizioni grazie ad un profilo di tollerabilità migliore.
L’autorizzazione è arrivata dopo i risultati relativi a due studi differenti di fase tre di tipo internazionale, su un totale di tempo pari a 48 settimane. Studi randomizzati che hanno valutato sicurezza, tollerabilità ed efficacia del farmaco.
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