Se tutti conosciamo il colpo di calore, il maggior imputato dei decessi dovuti al caldo eccessivo, meno noti sono gli altri effetti sulla salute dell’afa che avvolge le nostre città nei mesi estivi, raggiungendo picchi insopportabili in alcune giornate particolarmente interessate dalle cosiddette ondate.
Il sito del Ministero della Salute contiene una lista esauriente delle insidie per il nostro organismo dovute alle alte temperature. Di colpo di calore e disidratazione abbiamo già parlato abbondantemente, includendo i consigli degli esperti per arginare il rischio di essere colpiti. Inauguriamo il primo di una serie di articoli dedicati agli altri malori in agguato d’estate, partendo dalla lipotimia e dall’edema.
La lipotimia è uno svenimento e come tale porta a perdere coscienza improvvisamente. A causare il mancamento è un calo della pressione arteriosa che è scatenato dal ristagno di sangue nelle zone periferiche. Di conseguenza si verifica una diminuzione dell’apporto di sangue al cervello e si avvertono sintomi come vertigini, sudore freddo, offuscamento della vista, secchezza delle fauci. Se assistete ad uno svenimento di questo tipo, gli esperti del Ministero della Salute consigliano di sistemare in posizione distesa la persona colpita, con le gambe sollevate rispetto al cuore.
Abbiamo poi l’edema, che si verifica come diretta conseguenza di una vasodilatazione periferica prolungata. In questo caso il ristagno di sangue si ha nelle estremità inferiori del corpo, scatenando un aumento della pressione intravasale che può generare un travaso di liquidi nell’interstizio.
Gli esperti consigliano di agire con una tecnica semplice quanto efficace: tenere le gambe sollevate e favorire il reflusso venoso con movimenti dolci. Altro rimedio è puntare il getto d’acqua fredda della doccia sugli arti inferiori, azionando il flusso diretto dal basso verso l’alto e dall’interno verso l’esterno sino alla sommità della coscia. Meglio non sottovalutare l’edema perché potrebbe nascondere un’associazione ben più grave, legata allo scompenso cardiaco.
[Fonte: Ministero della salute]