La febbre del Nilo si è affacciata nuovamente in punta di piedi nel nostro paese. Ieri pomeriggio, ad Oristano, è morto un ragazzo di 34 anni contagiato dalla malattia. Si tratta del secondo decesso registrato in Sardegna in meno di un mese. La prima vittima, un uomo ultrasettantenne, è deceduto circa 10 giorni fa ed attraverso analisi specifiche, si è potuta verificare, anche in quel caso la positività al virus tropicale. Un nuovo focolaio è stato confermato ufficialmente.
Il giovane è morto dopo alcuni giorni di coma passati nel reparto di rianimazione dell’ospedale SS. Trinità di Cagliari dopo un ricovero avvenuto per il sopraggiungere di una febbre inspiegabile, collegata ad una particolare infiammazione del cervello, la meningoencefalite.
Michele Maggino, questo il suo nome, era stato ricoverato nel nosocomio sardo dopo alcuni giorni di una febbre molto alta e difficile da gestire. La morte è infine avvenuta per complicanze di tipo cardiaco in seguito alla encefalite contratta. A breve l’esame autoptico sarà in grado di fare maggiore luce sul decesso.
E mentre si sospetta l’avvenuto contagio anche per una terza persona, un anziano di 65 anni, il direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto superiore della Sanità Gianni Rezza conferma l’esistenza di un focolaio di febbre del Nilo nei pressi di Oristano, anche se sottolinea le sue dimensioni “limitate”. Analisi molecolari effettuate hanno poi evidenziato come si tratti del ceppo presente in Italia dal 2008 e che in passato è stato in grado di causare contagi simili anche in Nord Italia.
Spiega il prof. Rezza:
Le persone colpite in genere sono persone anziane e raramente si evidenziano casi gravi, anche se possono capitare forme di meningoencefaliti. Di solito il periodo di insorgenza dei casi è tra agosto e settembre, quando le zanzare sono attive, ma con l’arrivo del freddo autunnale i casi diminuiscono.
L’invito dell’esperto, è ad ogni modo quello di non creare allarmismi. Non si può fatti parlare di epidemie, dato che negli anni il virus è stato in grado di dar vita solo a casi sporadici.
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Fonte: La nuova Sardegna