Oggi il mondo celebrala Giornata Mondiale dell’Epatite. Statisticamente sono almeno 170 milioni le persone nel mondo che convivono con il virus dell’epatite C nella sua forma cronica. Si tratta di una patologia strettamente correlata all’insorgenza di cancro al fegato e cirrosi e per questo l’invito è ad una maggiore informazione e prevenzione: vi è la necessità di non abbassare la guardia.
Questo perché sono almeno 350mila le persone ogni anno che muoiono per il manifestarsi di malattie legate al virus, per il quale ancora non esiste un vaccino. Questa giornata di informazione nasce per volere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità proprio per rendere partecipe le popolazioni che con questa patologia si può morire.
Inoltre vi è la necessità di ampliare la comunicazione anche relativamente alla malattia da virus A e b, che contano almeno 1,4 milioni di nuovi casi l’anno per l’epatite A e sei milioni per B e C. Una vera e propria epidemia alla quale è necessario tentare di porre un freno prima di tutto attraverso la prevenzione.
L’Italia in questo caso è il fanalino di coda: è infatti la nazione europea con più incidenza e mortalità della malattia. Ventimila decessi l’anno, un milione di infetti da epatite C e 500mila malati di epatite B cronica regalano al nostro paese davvero un triste primato.
Ciò che assume la massima importanza quando si parla di epatiti, e che fa davvero la differenza in questi casi, sono una diagnosi precoce e la conseguente cura. Questo perché la B è possibile spegnerla con i farmaci attualmente in commercio se presa in tempo, mentre è possibile tenere sotto controllo l’epatite C.
Per ciò che riguarda la A e la E, si reputano quasi sempre necessari solo degli interventi in caso di complicanze. Per ciò che riguarda B-C e D a meno di una “caratterizzazione” fulminante, che porta alla morte in brevissimo tempo, la malattia ha il tempo di cronicizzare per decenni prima dello sviluppo di cirrosi o patologie cancerose.
La parola d’ordine deve essere prevenzione. E controllo.
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Fonte: OMS