Il virus oropouche ha mietuto due vittime nello Stato di Bahia in Brasile. Si tratta dei due primi decessi registrati a livello globale in merito a questa patologia.
Primi due decessi di oropouche al mondo
Ricordiamo che la febbre di oropouche, causata dal virus omonimo, è una infezione virale di tipo tropicale trasmessa da zanzare e moscerini. Il suo nome è legato al primo luogo dove la malattia è stata isolata nel 1955.
Da quel che ha rivelato la Segreteria della Salute dello stato di Bahia, la prima morte è occorsa il 17 giugno. La vittima è stata un ventiquattrenne di Valença. Lunedì scorso è invece morta una donna. Dalle ultime notizie si starebbe dibattendo sulla classificazione di un ulteriore decesso occorso nello Stato di Santa Caterina.
In entrambi i casi di decesso riconosciuti per oropouche, da una sintomatologia più leggera rappresentata da febbre, vomito, nausea, diarrea, dolori muscolari e retro-orbitali si è passati a un quadro aggiuntivo di macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione. Nonché emorragie gravi accompagnate dal calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.
In Europa i rari casi registrati sono casi di importazione. Ma in Sudamerica, rispetto allo scorso anno i contagi da oropouche sono saliti esponenzialmente, passando dagli 832 confermati a un picco di 7236 casi confermati in 16 stati. Si parla di un aumento pari al 770% circa.
Attenzione al contagio in gravidanza
Il ministero della salute di Bahia ha sottolineato che “fino ad oggi la letteratura scientifica mondiale non aveva riportato casi di decessi dovuti a questa malattia“. E questo fattore sta portando la comunità internazionale a rivalutare la pericolosità di questa patologia virale.
La Paho (Organizzazione panamericana della sanità) ha evidenziato come i casi di oropouche siano particolarmente cresciuti nelle zone di Amazonas, Acre e Roraima.
Qualche giorno fa, inoltre, ha lanciato un allarme epidemiologico per informare i Paesi membri sull’identificazione di possibili casi di trasmissione tra donne incinte e feto nel corso della gravidanza. La crescita così alta dei casi rende necessario uno studio appropriato della patologia e della sua trasmissione.
Anche per permetterne una corretta gestione anche in altri paesi in caso di circolazione di questo o altri arbovirus. Nel testo dell’allerta è stato spiegato come una donna incinta residente in Pernambuco abbia iniziato a presentare i sintomi della malattia alla trentesima settimana di gravidanza. Una casistica fino a ora mai studiata e che si è rivelata fatale per il feto.
Studiare con più attenzione la malattia renderà possibile cercare di mettere a punto migliori strategie di protezione.