Pensavate che l’influenza avesse smesso di fare danni? Ed invece, almeno finché non finirà l’inverno, è probabile che dovremo continuare a conviverci. Passato il momento di picco (registrato nella parte centrale del mese di gennaio), anche il mese di febbraio non sembra doverci risparmiare. Per questo motivo la Protezione Civile e l’Ares hanno istituito un numero verde anti-influenza, per tutti coloro che pensano di avere questo problema e chiedono il modo per risolverlo.
Il servizio non è da sottovalutare in quanto, attivo da poco più di un mese, ha permesso a 20 persone probabilmente di risolvere problemi ben più grossi. Contattando il call center convinti di avere l’influenza, 20 italiani sono stati ricoverati perché presentavano altre patologie. Probabilmente senza questa opportunità adesso starebbero combattendo contro qualcosa di più grosso.
Ma il servizio serve anche alla finalità opposta. Sono state tantissime, garantisce Maurizio Pucci, direttore generale della Protezione Civile del Lazio, le persone che volevano essere ricoverate quando in realtà avevano una condizione molto lieve, a cui sarebbero bastati pochi accorgimenti per sentirsi meglio. Il numero è 803555 ed è attivo 24 ore su 24. A questo rispondono dei medici di base che possono dare consigli su come curare i sintomi, inviare un controllo medico a casa dei pazienti più preoccupanti, oppure ordinare o negare i ricoveri. Negli ultimi 40 giorni i ricoveri sono stati 142, con la previsione che possano aumentare nelle prossime due settimane.
Sono molto soddisfatti i fautori di questa iniziativa, che terminerà con la fine del mese di febbraio. Talmente soddisfatti che hanno già anticipato che il prossimo anno sarà ripetuta, e magari allargata, dato che potrà cominciare anche settimane prima. Pierluigi Bartoletti, segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale del Lazio, ha concluso, in un’intervista al Tempo, che:
Con questo progetto è stato raggiunto un triplice risultato: si è offerto un servizio essenziale ai cittadini, si è permesso ai medici di base e a quelli del pronto soccorso di fare al meglio il proprio lavoro e, infine, è stato possibile un ampio risparmio economico per il sistema sanitario.
[Fonte: il Tempo]