Il favismo è una forma di anemia dovuta al deficit genetico dell’enzima glucosio-6-fosfato-deidrogenasi, che serve a proteggere i globuli rossi dallo stress ossidativo. Si tratta di un difetto piuttosto diffuso (interessa lo 0,4 per cento della popolazione italiana con picchi del 4-30 per cento in alcune zone della Sardegna) che comporta crisi emolitiche, ossia rottura di globuli rossi, in risposta all’ ingestione di fave o all’inalazione del polline della pianta Vicia Faba (la fava, appunto); inoltre la crisi si può scatenare in seguito all’assunzione di alcuni farmaci (ben noti ai medici) o in corso di infezioni.
In assenza di fattori scatenanti, invece, la malattia non dà alcuna manifestazione ed è possibile condurre una vita del tutto normale. La regola dietetica fondamentale per tutti i portatori di favismo è quella di non ingerire fave e, nei casi più gravi, di non inalare il polline della pianta; questo implica il divieto di transitare in prossimità di campi di fave e di frequentare mercati e punti vendita in cui siano esposte fave fresche.
Si consiglia prudenza anche nel consumo di piselli e di pesche acerbe mentre tutte le altre varietà di legumi possono essere consumate senza alcun pericolo. Naturalmente è molto importante leggere attentamente l’etichetta dei prodotti preconfezionati che potrebbero contenere fave o piselli come, ad esempio, minestroni surgelati a base di verdure miste.
I soggetti favici che praticano sport, infine, devono adottare delle precauzioni ulteriori poiché lo sforzo muscolare comporta un aumento dello stress ossidativo. In primo luogo potranno svolgere solo esercizi fisici di bassa o media intensità e, in più, per tutto il periodo di allenamento dovranno assumere ogni giorno integratori ricchi di antiossidanti; la ricerca ha dimostrato che le molecole più efficaci sono vitamina E, selenio, acido lipoico, glutatione e composti fenolici.