Cosa cambia per chi è affetto da malattie gravi con le nuove tutele introdotte dalla Riforma del 18 luglio 2025? Scopriamo insieme quali sono le novità più importanti.
Cosa cambia per chi è affetto da malattie gravi e lavora
La legge riguardante i lavoratori affetti da malattie gravi, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 25 luglio scorso, riconosce il diritto al riposo e alla cura per quei dipendenti affetti da malattie invalidanti, croniche od oncologiche. Una norma che serve per consentire un rientro naturale al lavoro senza la perdita della dignità e soprattutto riuscendo a mantenere l’occupazione anche durante questi periodi difficili.
Per quel che riguarda le malattie gravi, grazie a questa nuova legge, tutti i lavoratori affetti da gravi patologie hanno diritto a poter usufruire di un congedo straordinario non retribuito fino a 24 mesi con riscatto contributivo del periodo d’assenza e conservazione del posto di lavoro. Condizione necessaria è la presenza di un riconoscimento di invalidità pari o superiore al 74%.
Tutto ciò è garantito anche ai lavoratori autonomi. In poche parole, il lavoro può essere sospeso per un periodo di tempo variabile fino a 24 mesi, sia di tipo continuativo che frazionato, senza che il contratto perda la titolarità. Va sottolineato, comunque, che il periodo trascorso in congedo non è considerabile a fini previdenziali e non deve essere calcolato nell’anzianità di servizio. Il riscatto sarà poi concesso al lavoratore attraverso il versamento volontario dei contributi.
I lavoratori autonomi potranno sospendere la propria attività per un massimo di 300 giorni all’anno. Quel che appare essere importante è che, per legge, in questo modo dovrà essere garantito lo smart working al lavoratore al suo rientro. Chiunque ritorni al lavoro dopo il suddetto congedo ha diritto a lavorare da remoto, gestendo in maniera flessibile gli orari.
Ore aggiuntive che possono essere utili
La nuova norma prevede anche 10 ore aggiuntive all’anno di permessi retribuiti per terapie, esami strumentali e visite mediche. Queste sono da calcolare in aggiunta a quelle già assicurate dai contratti collettivi. Una soluzione che punta a evitare l’utilizzo di ferie o giorni retribuiti per seguire le terapie.
Sembra effettivamente ancora troppo poco, pensando a quelle che dovrebbero essere le tutele nei confronti dei lavoratori per quel che concerne malattie gravi e invalidanti, soprattutto se oncologiche o croniche. Vero è, allo stesso tempo, che consentono di stabilire un minimo per quel che concerne le prestazioni che può rivelarsi utile al lavoratore per vivere meglio la sua situazione precaria.
Di certo sarebbe stata meglio una migliore copertura dal punto di vista previdenziale. Ma in un mercato del lavoro già affetto da diverse criticità, la possibilità di mantenere l’occupazione rappresenta una piccola vittoria.