La cartella clinica non basta più, ora arriva la cartella elettronica. Un esperimento realizzato al Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston potrebbe rivoluzionare il modo di fare dei medici nella prescrizione dei farmaci, riducendo il rischio di effetti collaterali.
Quante volte capita che un medico assegni un farmaco ad un paziente, specie se anziano, dimenticandosi di averne già dato un altro con cui può andare in contrasto. I pazienti non lo sanno e si fidano, e alla fine un effetto collaterale grave può anche diventare fatale. Nell’ospedale americano questo non avviene più da quando sono stati introdotti questi computer di supporto.
Come degli iPad, queste cartelle contengono un software in cui, almeno nella fase sperimentale avviata nel 2005, contenevano tutti i dati di 18 farmaci tra i più comuni. Ogni volta che un medico ne assegnava uno, lo scriveva su questo computerino il quale, nel momento in cui il dottore inseriva un farmaco che poteva andare in contrasto con uno già assegnato in precedenza, emetteva un segnale sonoro. A quel punto il medico capiva quante probabilità c’erano di provocare effetti collaterali, e quali questi potevano essere. Se decideva che valeva la pena correre il rischio, si assumeva la responsabilità dell’autorizzazione, altrimenti cambiava terapia.
Dopo i circa 3 anni e mezzo di sperimentazione, il numero dei farmaci assegnato era sceso da una media di 11,56 a 9,94 al giorno, con una riduzione notevole non solo dei pericoli per i pazienti, ma anche dei costi che l’ospedale doveva sostenere per i medicinali. Spiega Alessandro Nobili, farmacologo dell’Istituto Mario Negri di Milano al Corriere della Sera:
Un software come quello oggetto dello studio sarebbe indubbiamente utile in ambito ospedaliero, tuttavia un sistema di controllo di questo genere presuppone che si lavori su una cartella clinica informatizzata, mentre nella maggior parte degli ospedali italiani si è ancora lontani da questo traguardo. Già oggi il medico di famiglia può disporre di programmi informatici sulle interazioni tra farmaci: il problema è che questi software fanno riferimento alle schede tecniche dei medicinali, risultando così eccessivamente allarmistici con il risultato che il medico non se ne avvale se non in pochi casi.
Attendiamo dunque il miglioramento del software e l’aggiornamento degli ospedali italiani. Chissà che non si sia trovato il modo per ridurre (eliminare del tutto sarebbe impossibile) i casi di malasanità.
[Fonte: Corriere della Sera]