Sempre di più negli ultimi tempi si è andata palesando la necessità di cure personalizzate, costruite sul paziente, il suo stato pregresso di salute e sulla tipologia di tumore. Anche il cancro al polmone non si salva da questo assunto. Le ultime novità in tale ambito infatti, come è stato illustrato nel corso del 13° Congresso Nazionale GOIM -Gruppo Oncologico Italia Meridionale, dimostrano come uno studio genetico unito a nuove terapie farmacologiche possano aumentare la sopravvivenza dei malati.
E’ innegabile, i progressi nella ricerca genetico-molecolare hanno portato gli scienziati ad un nuovo approccio al problema, portando ad un miglioramento della qualità e della aspettativa di vita dopo almeno un decennio di totale stasi nel settore. E se si pensa che almeno 1.300mila casi vengono diagnosticati ogni anno, va da sé che un passo importante in avanti può rappresentare per molti la discriminante tra vita e morte.
La personalizzazione della terapia si rende necessaria perché ogni tumore può essere considerato una realtà a se stante, avvallata dal fatto che di tumori al polmone ne esistono di varie tipologie. Come spiega il prof. Filippo de Marinis, Direttore dell’unità di Pneumologia Oncologica presso l’Ospedale S. Camillo e Forlanini della Capitale:
I recenti progressi nella genetica molecolare e nella ricerca clinica hanno cambiato l’approccio al tumore ai polmoni avanzato. L’approccio terapeutico al tumore del polmone ha subito un decisivo progresso negli ultimi anni. Oggi finalmente, la scelta terapeutica può tener conto anche delle informazioni sulle caratteristiche genetico-molecolari del tumore. È un passaggio molto importante, perché abbiamo elementi in più per impostare un trattamento sempre più personalizzato.
E se a livello scientifico tutto si gioca su specifiche mutazioni sulle quali agire ed alla loro scoperta, a livello pratico per il paziente è stato possibile usufruire di un diverso approccio farmacologico(gefitinib) che ha limitando le conseguenze della chemioterapia e dando la possibilità, a prescindere da tutto di iniziare a curare il paziente fin da un secondo dopo la diagnosi. Raddoppiando così la possibilità di sopravvivenza del paziente.
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