Prevenire le metastasi ossee può essere possibile, sebbene le condizioni di vita, va riconosciuto, possano non essere le migliori. Se già di per se stessa la malattia, anche quando localizzata e quindi in qualche modo curabile rappresenta un vero problema, quando si entra nella fase avanzata della stessa ed al conseguente “spallinamento” del tumore all’interno del corpo, la situazione generale non si fa semplicemente più complicata, ma anche più dolorosa.
Le metastasi rappresentando la parte più spaventosa di un tumore per un paziente .Non molti sanno però che se curata bene ed in tempo, questa fase della patologia può durare per anni, dando modo alle persone di vivere di più.
Ed a spaventare di più, come accennato, sono le metastasi ossee. Lo conferma un sondaggio a livello internazionale richiesto dalla Skeletal Care Academy, il quale ha sottolineato come una fascia di pazienti compresa tra il 50 ed il 70% affetti da metastasi ossee soffra anche di quelli definiti convenzionalmente “eventi scheletrici correlati” come fratture, compressione del midollo spinale, ma soprattutto un forte dolore.
Non solo, in questo caso la malattia colpisce molto anche a livello psicologico. Su un campione di 200 persone, il 90% si dichiara spaventato, il 70% depresso. Circa il 40% lamenta una certa difficoltò nello svolgere le normali attività quotidiane tra le quali il dormire ed il camminare.
Quello che molti pazienti ignorano, rimanendo talvolta erroneamente in silenzio sul dolore provato anche con il proprio medico, è che una soluzione esiste. Come spiega il dott. Toni Ibrahim, presidente della Società italiana di Osteoncologia, attraverso un lavoro di equipe tra diversi specialisti, è possibile avviare un trattamento contro le metastasi ossee:
Il trattamento delle metastasi ossee sta diventando sempre più complesso anche per la presenza di nuovi farmaci e trattamenti interdisciplinari disponibili. E per trovare la soluzione più opportuna serve un team multidisciplinare che coinvolga vari esperti: ortopedico, oncologo, radioterapista, specialisti della riabilitazione e della terapia del dolore, radiologi e medici nucleari.
Questo perché per trovare un’opportuna terapia in questo caso, è necessario applicare quella medicina personalizzata che sempre più spesso viene indicata come risolutiva in determinati casi. Nello specifico, parlando di una malattia come quella da noi affrontata fino ad ora i fattori dei quali tenere da conto variano dall’età alle condizioni di salute del singolo paziente, fino ad arrivare al tipo di tumore ed alle patologie pregresse.
Denosumab, bisfonati: parliamo di sostante in grado di bloccare la distruzione dell’osso. Che devono però essere applicate all’interno di un ovvio quadro specialistico.
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Fonte: Corriere della Sera