Con il termine di sindrome mielodisplastica o mielodisplasia si intende una condizione in cui una o più cellule ematiche (globuli rossi, bianchi, piastrine) si sviluppano in modo anomalo, muoiono prima o non nascono affatto, con l’effetto di pericolose carenze. La sindrome mielodisplastica inoltre può colpire solo un tipo di cellule, due o tutte e tre ed in modalità diverse. Si evince che esistono più tipi della medesima condizione, che dunque hanno sintomi ed effetti diversi come pure la prognosi e l’eventuale risposta alle cure (che dipendono anche dall’età del paziente e alle sue condizioni generali di salute. Ecco le possibilità di cura per le varie tipologie di sindrome mielodisplastica.
Tipi di cura possibili in caso di sindrome mielodisplastica
- Terapia di supporto ai sintomi
- Fattori di crescita
- Chemioterapia (compresi i farmaci ipometilanti)
- Farmaci per il sistema immunitario
- Trapianto di cellule staminali
Queste terapie possono essere utilizzate anche in combinazione tra loro. Hanno effetti collaterali e non sono prive di ulteriori rischi, per cui con il proprio ematologo sarà importante valutare tutti i pro ed i contro prima di procedere.
In cosa consiste la terapia di supporto nelle sindromi mielodisplastiche?
nella maggioranza dei casi l’obiettivo principale delle terapie è quello di prevenire i problemi legati alla carenza delle cellule ematiche. Ad esempio, in chi ha valori molto bassi di globuli rossi (anemia) può trovare giovamento da trasfusioni. Poiché queste alla lunga possono causare un eccesso di ferro nell’organismo, possono essere utili farmaci chelanti (ovvero che legano questo ferro favorendone l’eliminazione di quello in eccesso). Antibiotici invece possono essere utili in pazienti con una bassa conta di globuli bianchi laddove si sviluppi un’infezione batterica.
Cosa sono i fattori di crescita?
I fattori di crescita ematopoietici sono sostanze simili agli ormoni, in grado di stimolare il midollo osseo a produrre globuli. ne esistono a livello farmacologico sia per i globuli bianchi e rossi che per le piastrine e possono essere assunti (non tutti) anche per lungo tempo. Il problema però è spesso che sospendendo la terapia farmacologica la conta torna bassa.
Come agisce la chemioterapia in caso di sindrome mielodisplastica?
Questo tipo di terapia impiegata abitualmente contro varie forme di cancro è utile anche nella sindrome mielodisplastica in quanto agisce a livello sistemico: elimina le cellule anomale, favorendo la crescita di quelle sane. Come è noto possono avere effetti collaterali e tra questi c’è una riduzione proprio delle cellule ematiche che si intende far crescere. Capita in una prima fase, per poi migliorare in fase più avanzata. In tale frangente può essere utile una terapia di supporto con trasfusioni e/o fattori di crescita.
Farmaci per il sistema immunitario
Gli immunomodulanti e gli immunosoppressori possono dimostrarsi efficaci in alcune forme di mielodisplasia.
Trapianto di cellule staminali per la sindrome mielodisplastica
E’ l’unico trattamento che può guarire la sindrome mielodisplastica 8benché non risulti efficace in tutti i pazienti): in una prima fase si esegue una forte chemioterapia che distrugge tutte le cellule del midollo (anomale e sane) e poi si esegue in trapianto vero e proprio reinfondendo cellule staminali ematopoietiche sane. Il trapianto può essere autologo (proprie cellule) o allogenico (da donatore compatibile). In genere con la mielodisplasia è di questo secondo tipo. Purtroppo però essendo una procedura complessa ed altamente rischiosa, non può essere considerato come terapia standard ed è riservato solo a pochi casi e a pazienti più giovani.
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Fonte: cancer.org
Foto: Thinkstock