La terapia del dolore è uno dei punti più controversi dell’assistenza sanitaria italiana. E non solo per via delle difficoltà che solitamente si incontrano nell’apertura, nella gestione e nell’accesso agli hospice ed alle terapie farmacologiche specifiche domiciliari, ma anche per una cultura sia popolare che medica ancora troppo “contraria” all’uso di oppiacei per i malati terminali. Specialmente al sud.
Ovviamente questa avversione crea polemica se letta attraverso dei dati relativi all’assistenza medica relativa ai malati terminali. E’ ovvio che in persone affette da dolore cronico ma necessitanti di continuare a vivere senza presentare problemi relativi all’attenzione, l’uso di derivati dell’oppio deve essere altamente sconsigliato. Tale assunto non è però valido in caso di cancro allo stadio terminale. In quel momento i pazienti sono solitamente afflitti da dolori indicibili, a prescindere dalla locazione del tumore.
Ed un semplice antidolorifico non può bastare a fermare il problema. Un’inchiesta dei carabineri del Nas condotta in 244 ospedali comprendenti sia un reparto di chirurgia che uno di oncologia, ha tentato di scoprire, sotto ordine della Commissione parlamentare d’Inchiesta sulla Sanità, in quale modo ed in quale quantità i nosocomi italiani utilizzassero generalmente farmaci a base di oppio per combattere il dolore.
Le indagini sono state svolte in cinque giorni, dal 19 al 23 luglio 2011, con l’impiego di 500 persone. Il quadro che ne è emerso è molto chiaro: sebbene l’assistenza vista da questo punto di vista sia in aumento, il quadro appare ancora “critico” ad un anno dalla promulgazione di una legge specifica che avrebbe dovuto favorire la terapia del dolore a base di oppiacei.
Il problema, in diversi casi, è stata la mancanza di utilizzo degli strumenti disponibili per la classificazione del dolore dei pazienti, come le scale specifiche. Nel 23% dei casi non è stata rilevata la presenza del Comitato ospedale senza dolore e del Progetto ospedale senza dolore; di contro è stata rilevata la presenza di Unità operative per cure 63% delle strutture. La presenza della scala di rilevazione del dolore è stata rilevata nell’81% degli ospedali.
Buone percentuali di preparazione sono state rilevate nel personale, ma il dato cala drasticamente nel sud dell’Italia, dove rispetto al centronord si registrano dati in calo del 18% rispetto alla media nazionale. Senza contare che solo il 6% dei malati che ne avrebbe bisogno, nel meridione, riesce ad avere un accesso alle cure palliative adeguato. Una media scandalosa, alla quale bisognerebbe provvedere con un adeguamento.
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Fonte: Corriere della Sera