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Tumore alla prostata, ancora utile test psa?

 Il cancro alla prostata non è semplicemente uno dei tumori più diffusi  tra gli esponenti di sesso maschile di tutto il mondo, ma è anche uno dei più controversi per ciò che riguarda la sua diagnosi. Da qualche tempo infatti sul banco degli imputati è finito il Psa, il test del sangue che misura l’antigene prostatico specifico, tra le altre cose uno dei marker di questa particolare patologia.

Rispetto al passato, questa analisi è divenuta una delle più dibattute per via della sua non “precisione” in alcuni casi.  La sua efficacia infatti sembrerebbe non essere costante per ogni caso e non di rado è accaduto che in base ad un risultato “sballato” di questo valore, degli uomini siano stati sottoposti ad operazioni inutili per la loro salute non essendo poi stata riscontrata in sala operatoria la presenza del tumore.

E’ per questo che attualmente, se c’è un fattore che mette in accordo le diverse categorie di pensiero è quello di farne un uso decisamente mirato e ben valutato prima di sottoporre i pazienti ad altre tipologie invasive di trattamento. Il punto della situazione è stato fatto proprio recentemente presso l’ultimo Congresso della Società italiana di urologia oncologica.

Tra gli interventi, quello di Giario Conti, responsabile dell’urologia Sant’Anna di Como è quello che rende meglio l’idea:

Valori elevati di Psa provano la presenza di un disturbo della ghiandola prostatica: può essere un’infiammazione, un’infezione o un tumore. È utile per i soggetti a rischio, quelli che hanno una familiarità positiva per carcinoma della prostata e che dovrebbero eseguire il test almeno una volta tra i 45 e i 50 anni: sulla base del risultato si possono poi disegnare le strategie dei controlli e la frequenza.

Questo anche perché, sebbene ancora non rimborsabili perché sperimentali, sono disponibili per una eventuale diagnosi di tumore alla prostata, i nuovi test PCA3 e -2proPSa che possono aiutare i medici a dipanare i dubbi in caso di indecisione. Coadiuvando l’utilizzo della biopsia anche nei casi meno certi.

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Fonte: Corriere della Sera