Il tumore al seno è quello più frequente fra le donne in tutte le fasce d’età e solo nel 2017, in Italia, si sono ammalate oltre 50mila donne. Farsi curare nella struttura giusta può davvero fare la differenza e a dimostrarlo sono gli esperti dell’AIOM, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica, in apertura del congresso nazionale di Roma. Curarsi nelle Breast Unit, cioè nei centri di senologia specializzati, garantisce una più alta percentuale di guarigione.
In Italia, però, sono pochissime queste strutture e di conseguenza sono molte le donne che si affidano invece a medici poco esperti mettendo a repentaglio la loro salute. In Italia solo un quarto dei centri che curano il carcinoma della mammella ha l’esperienza minima richiesta dalla certificazione europea e questo è senza dubbio un fatto allarmante. Carmine Pinto, presidente nazionale di AIOM, inquadra la situazione:
In Italia, delle 449 strutture ospedaliere che eseguono più di 10 interventi chirurgici per questa neoplasia, solo 123 (cioè il 27 per cento) presentano volumi di attività superiori a 150 interventi annui. Per questo è urgente la piena realizzazione nel nostro Paese di queste Unità, che devono essere parte integrante delle reti oncologiche regionali, indispensabili per continuare a garantire le cure migliori a tutti i malati. È ormai dimostrato da molti studi che, dove si concentra più esperienza, si riduce il numero degli interventi demolitivi e aumenta quello degli interventi conservativi. Anche le percentuali di ricostruzioni immediate sono maggiori in centri ad alto volume di attività chirurgica. Ma non c’è soltanto la chirurgia a contribuire ai buoni risultati che si ottengono in una Breast Unit: qui, infatti, è più alta l’adesione alle linee guida, migliore l’esperienza degli specialisti ed è garantita l’adozione di un approccio multidisciplinare. E in questo modo si riduce la mortalità del 18 per cento
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