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Agopuntura effetto placebo? Polverone sugli aghi cinesi

L’agopuntura è efficace, a patto che i pazienti che vi si sottopongono non siano consapevoli del contrario. E cioè del fatto che non serve a nulla. Anche se gli aghi venissero conficcati a caso, il dolore, insito nella nostra mente, sparirebbe per l’effetto placebo, fenomeno psicologico che ha ben poco a che vedere con rimedi fisici.

Un vero e proprio polverone quello sollevato sull’antica tecnica cinese, tra le più apprezzate anche in Italia tra le tante metodologie offerte dalla medicina alternativa. A scatenare le polemiche e le immediate reazioni del mondo scientifico, è stato un team di ricercatori dell’Università Tecnica di Monaco, con la pubblicazione di uno studio sulla rivista scientifica Cochrane Library. A quanto sostengono gli studiosi è la psiche umana che trasmette al cervello e diffonde in tutto il corpo una sensazione di benessere, dovuta alla consapevolezza della cura ma non all’agopuntura stessa. Ma come sono giunti gli scienziati a dimostrare la loro teoria?

Semplice, hanno messo gli aghi a casaccio in un campione di pazienti e hanno poi osservato che gli effetti erano identici a quando invece gli aghi venivano disposti in punti precisi del corpo. I soggetti sottoposti alla sperimentazione hanno infatti riportato gli stessi benefici. Motivo per il quale si è subito gridato all’effetto placebo dell’agopuntura. Come ha spiegato il coordinatore della ricerca, il professor Klaus Linde:

Gran parte dei vantaggi clinici dell’agopuntura sembrano essere derivati da effetti non legati alla collocazione degli aghi, bensì a un forte effetto placebo. Con questo non intendiamo dire che l’agopuntura non funziona in assoluto, ma che la selezione di specifici punti del corpo appare meno importante di quanto molti di coloro che praticano questo trattamento hanno ritenuto fino ad ora.

Questo significa che possiamo infilzarci da soli per stare meglio? Forse non proprio questo, ma che tutta questa esperienza nel sapere dove conficcare gli aghi non è poi necessaria e sarebbe sufficiente un addestramento di base:

Senza dubbio saranno necessarie ulteriori ricerche per capire esattamente come funziona questa terapia prima che venga prescritta ai pazienti. I medici devono sapere quanto a lungo si protrarranno gli effetti positivi dell’agopuntura e se dei terapisti più esperti possono effettivamente ottenere risultati migliori di terapiste che hanno avuto soltanto un addestramento di base.

[Fonte: Repubblica]

7 commenti su “Agopuntura effetto placebo? Polverone sugli aghi cinesi”

  1. ADNKRONOS SALUTE

    MEDICINA ALTERNATIVA: L’ESPERTO, USATA DA 23% ITALIANI CON RISPARMI SSN PER 40 MLN

    Omeopatia, fitoterapia, agopuntura. Sono solo alcune delle medicine alternative scelte nel 2008 da oltre il 23% degli italiani, secondo dati Censis. Una fetta importante di cittadini che, convinti dell’efficacia delle cure non convenzionali (MNC), le utilizzano nonostante debbano pagarle di tasca propria. “Proprio perché sia le terapie che le visite non sono rimborsate dal Servizio sanitario nazionale e dunque non gravano sui bilanci pubblici, si stima che ciò possa far risparmiare al Ssn, in termini di ricoveri e altre prestazioni evitate, ben 40 milioni di euro, come risulta da dati di Omeoimprese”. Ad affermarlo è lo psichiatra e psicoterapeuta Paolo Roberti di Sarsina, esperto per le Medicine Non Convenzionali del Consiglio Superiore di Sanità, co-direttore del Corso di Alta Formazione in “Sociologia della salute e medicine non convenzionali” dell’università di Bologna, fondatore e coordinatore del Comitato per le MNC in Italia.
    “Secondo l’Ispo – fa notare l’esperto all’ADNKRONOS SALUTE – ormai il 65% della popolazione ha dimestichezza col termine medicine non convenzionali e le conosce; per il Censis poco meno del 50% le considera utili, più del 70% vorrebbe che fossero rimborsate dal Ssn. Per quanto riguarda gli operatori, sono circa 12.000 i medici e i veterinari che fanno parte delle 25 associazioni e società scientifiche che compongono il Comitato per le MNC in Italia, che rappresenta tutte le Medicine Non Convenzionali riconosciute dalla Federazione dei medici (FNOMCeO) e dalla Federazione dei veterinari (FNOVI). Ed è fondamentale sottolineare che molti sono i ‘camici bianchi’ che hanno completato un iter formativo pluriennale post-laurea a profilo definito per acquisire specifiche competenze in una o più delle MNC riconosciute come di esclusiva competenza del medico e dell’odontoiatra, e cioè: agopuntura, fitoterapia, medicina antroposofica, medicina ayurvedica, medicina omeopatica, medicina tradizionale cinese, omotossicologia-medicina fisiologica di regolazione, osteopatia e chiropratica”.
    Eppure, ancora c’è ancora molto scetticismo nei confronti delle cure alternative: ingiustificato, secondo l’esperto, dato che “i medicinali omeopatici e antroposofici si trovano esclusivamente in farmacia e sono presenti nella quasi totalità dei presìdi italiani: la spesa per le cure con medicinali omeopatici nel 2007 in Italia è stata di circa 300 milioni di euro. Nel nostro Paese operano nel settore omeopatico circa 30 aziende che impiegano oltre 1.200 dipendenti e l’Italia è il terzo mercato europeo dopo Francia e Germania. Il settore continua a crescere, con una media del 6-7% annuo nell’ultimo decennio”.
    “L’Organizzazione Mondiale della Sanità – continua Roberti di Sarsina, autore con Costantino Cipolla del nuovo volume “Le peculiarità sociali delle medicine non convenzionali” (FrancoAngeli edizioni), scritto per fare chiarezza sulle questioni normative, scientifiche e sociali che investono le discipline e le pratiche mediche non convenzionali nel loro rapporto con la società moderna occidentale – l’8 novembre 2008, in occasione del Congresso Mondiale sulla Medicina Tradizionale tenutosi a Pechino, ha emanato la Dichiarazione di Pechino sulla Medicina Tradizionale in cui si richiede, tra l’altro, la necessità di azione e cooperazione da parte della comunità internazionale, dei governi, nonché dei professionisti e degli operatori sanitari, per assicurare un utilizzo corretto della medicina tradizionale come componente significativa per la salute di tutti i popoli, in conformità con le leggi dei singoli paesi. Le istituzioni italiane non hanno finora voluto né sono state capaci di mettersi al passo con questa realtà sociale ampiaente diffusa, disattendendo anche la Risoluzione sulle Medicine Non Convenzionali emanata sia del Parlamento Europeo (1997) che del Consiglio d’Europa (1999), né adottando il Piano strategico sulle medicine tradizionali, complementari e alternative dell’OMS (2002)”.
    “Le MNC – prosegue l’esperto – sono state incluse nel Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo dell’Unione Europea emanato dal Parlamento Europeo. Se inoltre consideriamo che almeno quattro milioni di italiani cercano informazioni sulla salute in Internet e che, nel giro di tre anni, le persone che usano il web come principale fonte di notizie mediche sono passate dal 2,8% al 13% del totale, è fondamentale garantire al cittadino professionisti competenti e debitamente registrati in appositi albi. Va quindi riconosciuta la ‘doppia libertà’ di scelta terapeutica del singolo e di cura da parte dei medici, adempiendo compiutamente allo spirito dell’art. 32 della Costituzione. E’ quindi urgente e indifferibile l’intervento legislativo del Parlamento, al fine dell’approvazione, dopo venti anni di attesa, di una legge quadro nazionale sulle MNC”.

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  2. Inchiesta “Medicine non convenzionali. Serve una normativa chiara”
    di Steno Sari

    http://www.libero-news.it/articles/view/456705

    L’uscita del libro “Le Medicine Non Convenzionali in Italia. Storia, problemi e prospettive d’integrazione”, prefazione di Edwin L. Cooper; post-fazione Amedeo Bianco, presidente della Federazione dei medici (FrancoAngeli Edizioni), che ha promosso e che ha curato assieme a Bruno Silvestrini e Guido Giarelli, sta stimolando anche il dibattito sulla loro integrazione e sulla necessità di una normativa che vada a chiarire e definire una situazione alquanto ingarbugliata e diversificata. Ne parlo con il dott. Paolo Roberti di Sarsina, psichiatra e psicoterapeuta, esperto per le Medicine Non Convenzionali del Consiglio Superiore di Sanità. Mi precisa che «dopo cinque anni dall’ultima rilevazione (1999), ben otto milioni di italiani confermano definitivamente la validità e l’utilità di questi percorsi terapeutici». Eppure, tanto per fare un esempio, nel nostro Paese ad oggi manca la concreta attuazione della Direttiva Europea per gli articoli relativi ai medicinali omeopatici. Dal 1995 non è infatti possibile immettere in Italia nuovi medicinali Omeopatici, in quanto non sono mai state attuate procedure relative di autorizzazione. La normativa attuale vieta ai medicinali omeopatici esistenti di riportare sull’etichetta e sulle confezioni indicazioni terapeutiche e posologia. Si tratta di informazioni di base fondamentali la cui mancanza crea un grave danno all’utente finale. Per di più è vietata qualunque forma di pubblicità di medicinali omeopatici.
    Qual è lo “status” delle Medicine Non Convenzionali nel nostro Paese? «La Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO) riconosce dal 2002 nove medicine non convenzionali (MNC): agopuntura, medicina tradizionale cinese, medicina ayurvedica, medicina omeopatica, medicina antroposofica, chiropratica, fitoterapia, omotossicologia, osteopatia. Sia nel precedente Codice di Deontologia Medica (1998), sia nell’attuale (in vigore dal dicembre 2006) è dedicato un articolo (art. 15) alle medicine non convenzionali.
    Questo articolo sottolinea il principio di autoregolamentazione della responsabilità professionale del medico, che assume carattere più incisivo laddove si tratti di medicine non convenzionali. Il medico dovrà impegnarsi a far sì che il cittadino non si sottragga a specifici trattamenti di comprovata efficacia, perseguendo illusorie speranze di guarigione».
    Perché avete adottato il termine di “Medicine Non Convenzionali”? «“Medicine Non Convenzionali”è la definizione che preferiamo e che abbiamo scelto di mantenere nella attuale situazione italiana per almeno tre ragioni: è quella che appare meno carica di valenze ideologiche sia positive che negative e, quindi, più scientificamente neutrale; ha il pregio di ricordare, per converso, il carattere convenzionale della ortodossia medica ufficiale e del suo processo storico di legittimazione; definisce in modo dinamico e relativo una serie di medicine la cui identità non può che essere indicata in maniera negativa rispetto alla medicina convenzionale. Si tratta infatti di medicine al momento escluse dall’organizzazione formale dei servizi sanitari e dall’insegnamento delle facoltà di Medicina: e, in questo senso, il “non convenzionale” è sinonimo di “non ortodosso” e di “altre” rispetto all’identità della biomedicina. Metà degli italiani ritengono che, a prescindere dall’utilizzo soggettivo, tali medicine abbiano una loro utilità e dignità».
    Cosa affronta nel suo nuovo libro appena uscito per la FrancoAngeli “Le peculiarità sociali delle Medicine Non Convenzionali” (prefazione di Bruno Silvestrini) di cui è curatore con Costantino Cipolla? «Nel panorama attuale delle medicine non convenzionali si assiste ad una proliferazione di pratiche e di praticanti, nonché di critici, senza una solida base conoscitiva e formativa. Questo fenomeno contribuisce a svilire un settore della pratica medica che è ancora in forte sviluppo e coinvolge sempre più soggetti, riconosciuti, regolamentati (medici) e tutelati (pazienti) dai principali organi istituzionali. Il volume intende contribuire a fare chiarezza sulle questioni normative, scientifiche e, soprattutto, sociali che investono le medicine non convenzionali nel loro rapporto con la società moderna occidentale. La tematica è affrontata secondo una visione internazionale, con approfondimenti sul caso italiano per dare ragione del fenomeno in tutte le sue implicazioni conoscitive, ed epistemologiche in particolare. I contributi offerti sono principalmente volti all’analisi del contesto storico attuale, senza dimenticare di offrire spunti per un dibattito che possa continuare, secondo linee di azione già in atto, l’integrazione o, più propriamente, l’interazione tra le varie pratiche mediche riconosciute a livello istituzionale; il tutto, seguendo quella che viene chiamata l’umanizzazione delle pratiche e delle cure mediche. Il volume si rivolge sia a specialisti e studiosi dei vari campi coinvolti, sia a chi approccia la materia da profano volendo capire a fondo e senza pregiudizi il complesso e articolato rapporto tra la società e le medicine non convenzionali».
    Quali sono le principali problematiche legate alle MNC in Italia che sono emerse nell’indagine condotta nel vostro libro? «Anche se queste medicine indicate dalla FNOMCeO sono state oggetto di diversi progetti di legge, non c’è stata una ricaduta positiva di informazione indirizzata alla classe medica. Questo ha comportato da una parte il fatto che i pazienti, spesso vittime loro stessi di preconcetti, si informano autonomamente sui diversi metodi di cura e, dall’altra, che i medici, non essendo in possesso di una conoscenza approfondita, rimangono intrappolati nel pregiudizio di chi è favorevole e di chi è contrario. In previsione dell’auspicato inserimento delle prestazioni di MNC nel Servizio Sanitario Nazionale è indispensabile ridefinire i criteri di accesso ai livelli essenziali di assistenza». STENO SARI

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  3. “Le peculiarità sociali delle Medicine Non Convenzionali”

    a cura di Costantino Cipolla e Paolo Roberti di Sarsina

    Prefazione di Bruno Silvestrini

    FrancoAngeli Edizioni 2009, Collana “Salute e Società”, sezione “Teoria e Metodologia”, pp. 256 € 22,00

    Indice

    1. Identità epistemologica e medicine non convenzionali, di Costantino Cipolla e Veronica Agnoletti
    2. Le politiche sanitarie e formative delle medicine non convenzionali nell’Unione Europea, di Paolo Roberti di Sarsina ed Ilaria Iseppato
    3. La valorizzazione sociale delle medicine non convenzionali, di Annamaria Perino
    4. Il consenso informato nelle medicine non convenzionali, di Stefania Florindi
    5. La relazione medico-paziente, di Veronica Agnoletti
    6. Qualità della morte e medicine non convenzionali, di Roberto Battilana
    7. Sistema Sanitario Nazionale e medicine non convenzionali, di Guido Giarelli
    8. La responsabilità del medico nelle medicine non convenzionali, di Angelo Villini
    9. La bioetica nelle medicine non convenzionali, di Carla Faralli e Fabio Lelli
    10. Economia delle medicine non convenzionali, di Rosella Levaggi e Cristina Mancini
    11. La metodologia della ricerca nelle medicine non convenzionali, di Alfredo Vannacci
    12. Salutogenesi, di Mauro Alivia

    Nel panorama attuale delle medicine non convenzionali, si assiste ad una proliferazione di pratiche e di praticanti, nonché di critici, senza una solida base conoscitiva e formativa. Questo fenomeno contribuisce a svilire un settore della pratica medica che è ancora in forte sviluppo e coinvolge sempre più soggetti, riconosciuti, regolamentati (medici) e tutelati (pazienti) dai principali organi istituzionali. In questo contesto, il volume intende contribuire a fare chiarezza sulle questioni normative, scientifiche e, soprattutto, sociali che investono le discipline e le pratiche mediche non convenzionali nel loro rapporto con la società moderna occidentale. La tematica è affrontata secondo una visione internazionale, con approfondimenti sul caso italiano per dare ragione del fenomeno in tutte le sue implicazioni conoscitive, ed epistemologiche in particolare. I contributi offerti sono principalmente volti all’analisi del contesto storico attuale, senza dimenticare di offrire spunti per un dibattito che possa continuare, secondo linee di azione già in atto, l’integrazione o, più propriamente, l’interazione tra le varie pratiche mediche riconosciute a livello istituzionale; il tutto, seguendo quella che viene chiamata l’umanizzazione delle pratiche e delle cure mediche. L’argomento trattato è ben documentato e affrontato in modo approfondito, intendendo rivolgersi sia a specialisti e studiosi dei vari campi coinvolti, sia a chi approccia la materia da profano volendo capire a fondo e senza pregiudizi il complesso e articolato rapporto tra la società e le medicine non convenzionali.

    Costantino Cipolla, è ordinario di Sociologia Generale e di Sociologia della Salute, presidente del Corso di Laurea Specialistica in Sociologia, Politiche Sociali e Sanitarie presso la Facoltà di Scienze Politiche “Roberto Ruffilli” di Forlì; direttore del Master di I livello “e-Health e Qualità dei Servizi Socio-Sanitari” e del Corso di Alta Formazione in “Sociologia della Salute e Medicine Non Convenzionali” dell’Università degli Studi di Bologna. Dirige, inoltre, la rivista Salute e Società edita dalla FrancoAngeli. E’ presidente della sezione “Sociologia della Salute e Medicina” dell’Associazione Italiana di Sociologia. Ha pubblicato varie opere, tra le quali ricordiamo: Cipolla C., Maturo A., (a cura di, 2008), Scienze sociali e salute nel XXI secolo: nuove tendenze, vecchi dilemmi?, per la Franco Angeli.

    Paolo Roberti di Sarsina, è Esperto per le Medicine Non Convenzionali del Consiglio Superiore di Sanità; co-direttore del Corso di Alta Formazione in “Sociologia della Salute e Medicine Non Convenzionali” dell’Università di Bologna; fondatore e coordinatore del Comitato per le MNC in Italia (www.fondazionericci.it/comitato); psichiatra e psicoterapeuta, omotossicologo, componente dell’Osservatorio per le MNC della Regione Emilia-Romagna, giornalista pubblicista, socio della Società Italiana di Sociologia della Salute. E’ presidente dell’Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona. E’ componente del comitato scientifico di Evidence-based Complementary and Alternative Medicine Journal. E’ consigliere, responsabile della commissione per le MNC e direttore del Bollettino dell’Ordine dei Medici di Bologna. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Giarelli G., Roberti di Sarsina P., Silvestrini B. (a cura di), Le Medicine Non Convenzionali in Italia. Storia, problemi e prospettive d’integrazione, FrancoAngeli 2007.

    Bruno Silvestrini nasce a Faenza. Si laurea in Medicina a Bologna, dove muove i primi passi di ricercatore nell’Istituto di Fisiologia sotto la guida di Paolo Crepax. Vince una borsa di studio dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma, dove consolida la sua formazione nel Laboratorio allora diretto da Daniel Bovet, Premio Nobel per la Medicina. In seguito dirige prima l’Istituto di Ricerca F. Angelini, realizzandovi diversi farmaci originali tra i quali il trazodone, poi l’Istituto di Farmacologia e Farmacognosia dell’Università “La Sapienza” di Roma, dove fonda il primo Dipartimento italiano dedicato alla Farmacologia delle sostanze naturali. E’ presidente della Fondazione di Noopolis (www.noopolis.eu), che persegue programmi di ricerca scientifica, puntando sul coinvolgimento e sulla valorizzazione dei talenti giovanili. Autore di circa 600 pubblicazioni e libri, l’ultimo dei quali “Medicina Naturale” per i tipi della FrancoAngeli. E’ stato componente del Comitato Nazionale per la Bioetica. Nel 2007 ha curato insieme a Paolo Roberti di Sarsina e Guido Giarelli il libro “Le Medicine Non Convenzionali in Italia. Storia, problemi e prospettive d’integrazione” FrancoAngeli Edizioni 2007.

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  4. Inchiesta “La centralità del paziente nella scelta delle cure” di Steno Sari

    Libero 10.04.09 pag. 38

    http://www.libero-news.it/articles/view/535412

    Si è tenuto in questi giorni a Bologna, ospitato dall’Ordine dei Medici della città felsinea, il Seminario Nazionale “Ricerca clinica su agopuntura e cefalee”, organizzato dall’Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona fondata dal medico psichiatra Paolo Roberti di Sarsina. All’inizio dell’anno sono stati resi pubblici dalla prestigiosa “Cochrane Collaboration” le due più recenti ricerche che hanno coinvolto migliaia di pazienti concernenti la cefalea, una delle patologie che causano le maggiori assenze in ambito lavorativo. Per presentare questi dati e dibattere sulla ricerca in agopuntura si sono confrontati diversi relatori di prestigio accademico. Ne parliamo con Paolo Roberti di Sarsina, esperto per le Medicine Non Convenzionali del Consiglio Superiore di Sanità. Ci tiene a precisare che: «Come ho scritto nel nuovo libro appena uscito per la FrancoAngeli “Le peculiarità sociali delle Medicine Non Convenzionali” (prefazione di Bruno Silvestrini) di cui è curatore anche Costantino Cipolla, nel panorama attuale delle medicine non convenzionali, si assiste ad una proliferazione di pratiche e di praticanti, nonché di critici, senza una solida base conoscitiva e formativa. Questo fenomeno contribuisce a svilire un settore della pratica medica che è ancora in forte sviluppo e coinvolge sempre più soggetti, riconosciuti, regolamentati (medici) e tutelati (pazienti) dai principali organi istituzionali».
    Qual è stato il motivo che l’ha spinta a fondare l’Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona?
    «Perseguire questi obiettivi: la tutela della salute della popolazione, l’umanizzazione, la personalizzazione e la sostenibilità dei trattamenti si devono basare sulla centralità del paziente nella scelta delle cure per una diversa percezione sociale della qualità di esse e dell’attenzione che le istituzioni debbono essere capaci di rivolgere al bisogno sociale di umanizzazione della Medicina. Si deve per ciascun essere umano ricostruire un centro di gravità diagnostico-terapeutico che prenda in considerazione la sua globalità, l’intrinseca unità del suo essere, il piano fisico e mentale perché è su questi livelli incessantemente interagenti che ogni essere umano si autostruttura spiritualmente come un unicum, che come tale va interpretato per essere curato. Significa raggiungere quell’equilibrio psicofisico individuale che è la base di ogni possibile equilibrio sostenibile di qualsiasi società contemporanea e futura».
    Cosa è la Medicina Centrata sulla Persona?
    «È ampliamento della conoscenza e della pratica medica, non solo in termini terapeutici ma soprattutto saluto-genetici, per una vera sociologia della salute, per il suo carattere inclusivo e non esclusivo, per la sua valenza sistemica, quindi non meccanicistica e non riduzionistica. È caratterizzata da una visione unitaria dell’essere senziente e del mondo, tiene in massimo conto la complessità dei fenomeni naturali, lo studio delle relazioni essere umano-ambiente e delle interazioni tra psiche e corpo, il significato dell’integrità spirituale dell’essere umano e il ruolo attivo del paziente ai fini della guarigione e del mantenimento dello stato di buona salute. Riporta al centro della relazione medico-paziente la «narrazione» del paziente che reca consustanziale il «suo senso», in tutte le sue declinazioni, nel campo dell’esistenza bio-psico-spirituale. È totale, aprioristico riconoscimento e rispetto della dignità di ogni essere umano e della sofferenza fisica, psichica e spirituale. È anche Medicina Antropologica, che ha la salutogenesi e la sostenibilità tra i suoi fondamenti».
    Quali sono le possibilità che si aprono all’umanità di questo inizio terzo millennio dal punto di vista medicosociale e assistenziale?
    «Il sistema sanitario non esaurisce tutto l’ambito tematico proprio della salute: si devono prendere in considerazione tutti i fattori che sono gli elementi significativi e significanti di un sistema di salute. È ineludibile la necessità di interazione (non integrazione che può dare origine a pericolose confusioni di responsabilità, di competenze) e collaborazione tra diversi modi di intendere la medicina in quanto “ars”. È indispensabile la sinergia tra la biomedicina, quale sistema dominante (come ricorda l’Oms) e le Mnc o medicine antropologiche anche in termini di equilibrio sostenibile e di farmaco economia. Sul territorio si ha sempre più la presenza di popolazioni migranti con bisogni complessi che portano diversi saperi di salute».
    Umanizzazione terapeutica: una speranza futura o una realtà che si sta già affermando?
    «Ciò che appare in gioco, oggi, è lo stesso concetto di salute come diritto garantito a ogni essere umano nell’ambito della libertà di cura sancita dalla Costituzione. La tutela della salute della popolazione, l’umanizzazione, la personalizzazione e la sostenibilità dei trattamenti si basano sulla centralità del paziente nella scelta delle cure. Questo vuol dire ricostruire un centro di gravità diagnostico-terapeutico che prenda in considerazione la globalità dell’essere umano, l’intrinseca unità del suo essere, il piano fisico e mentale. È su questi livelli incessantemente interagenti che ognuno di noi si autostruttura spiritualmente come un unicum che come tale va interpretato per essere curato. Emerge in tutta evidenza il divario tra il “sistema sanitario” e il “sistema di salute” che non può essere trascurato anche alla luce delle sempre maggiori difficoltà economiche della nazione».

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  5. L’Agopuntura è una branca della millenaria Medicina Tradizionale Cinese. In Italia questa disciplina è rappresentata per il il 95% dalla Federazione Italiana delle Società di Agopuntura (FISA), che dal 1995 coordina 22 associazioni e I’attività didattica di 17 Scuole di Agopuntura distribuite suI territorio nazionale, con un corso quadriennale di un monte ore teorico-pratico complessivo di almeno 480 ore, con esami di ammissione annuali. II quarto anno è caratterizzato da stages politematici che il medico può frequentare presso una qualsiasi delle Scuole FISA. La discussione della tesi finale di diploma ha luogo alla presenza di commissario esterno componente la commissione esaminatrice. II conseguimento del diploma FISA consente l’iscrizione al Registro dei Medici Agopuntori della FISA che attualmente conta circa 3.000 medici. La FISA è componente istitutiva del Comitato per le Medicine Non Convenzionali in Italia.
    Varie migliaia sono gli articoli scientifici pubblicati nelle riviste internazionali. All’inizio dell’anno sono stati resi pubblici dalla prestigiosa Cochrane Collaboration le due più recenti ricerche che hanno coinvolto migliaia di pazienti concernenti la cefalea, una delle patologie che causano le maggiori assenze in ambito lavorativo. Per presentare questi dati e dibattere sulla ricerca in agopuntura, l’Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona fondata da Paolo Roberti di Sarsina ha organizzato mercoledì 8 aprile, col patrocinio dell’Ordine dei Medici di Bologna e presso la sua sede, il seminario nazionale di agopuntura: relatore Giovanni Battista Allais che è co-autore dei due studi, Pierangelo Geppetti, Ordinario di Farmacologia Preclinica e Clinica della Facoltà di Medicina di Firenze, il farmacologo e bioeticista Bruno Silvestrini presidente della Fondazione di Noopolis, Carlo Maria Giovanardi presidente FISA, il ricercatore Alfredo Vannacci, Renato Crepaldi, presidente della Fondazione Matteo Ricci, il giornalista scientifico Luca Poma.
    L’Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona, per quanto riguarda le Medicine Non Convenzionali primo oggetto del suo operare, si richiama alle Leggi, Disposizioni, Direttive degli Organismi Sovranazionali quali ONU, Parlamento Europeo, e per quanto riguarda la Legislazione Nazionale a tutte le Leggi, Disposizioni, Direttive della Repubblica Italiana concernenti la Medicina in generale nei suoi vari aspetti ed applicazioni, e nello specifico le Medicine Non Convenzionali (MNC) o Medicine Antropologiche, altrimenti dette nel mondo anglosassone Complementary and Alternative Medicine (CAM), ovvero Traditional Medicine dall’Organizzazione Mondiale della Sanità
    L’Associazione trae la sua origine etica, ideale, storica nel “Documento di Consenso sulle Medicine Non Convenzionali in Italia” sottoscritto a Bologna il 20 ottobre 2003. All’indomani della Conferenza di Consenso sulle Medicine Non Convenzionali in Italia, in cui venne sottoscritto il Documento di Consenso, fu costituto a Bologna il 5 dicembre 2003 il Comitato Permanente di Consenso e Coordinamento per le Medicine Non Convenzionali in Italia.
    L’Associazione, come richiede l’OMS, in tal modo tutela, salvaguarda, promuove, studia, tramanda e applica il patrimonio culturale dei saperi e dei sistemi medici e di salute antropologici sia occidentali sia orientali, nel rispetto dell’integrità originaria e tradizionale dei singoli paradigmi e lignaggi.

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