Un gruppo di ricercatori del CNR italiano, del Max Delbruck Institute di Berlino e del Ludwig Maximilians University of Monaco di Baviera hanno individuato in una ricerca congiunta il meccanismo molecolare in grado di bloccare la crescita del glioblastoma, il tumore al cervello più pericoloso che possa colpire il sistema nervoso centrale. Ed hanno scoperto come le cellule staminali portino alla morta di quelle tumorali.
Lo studio, che non solo rappresenta un grandioso passo avanti nella ricerca ma apre serie prospettive terapeutiche in merito alla malattia, è stato di recente pubblicato sulla rivista di settore Nature Medicine. Il glioblastoma è un cancro del cervello che colpisce in maniera particolare dopo i 50 anni. Si tratta di una forma tumorale che invade velocemente l’encefalo, incidendo in modo netto sulla qualità di vita dei pazienti che lo sviluppano. La possibilità di sopravvivenza va da pochi mesi ad un paio di anni al massimo. In Italia questa grave neoplasia colpisce circa 7.000 persone ogni anno.
La ricerca ha messo il punto su come le cellule staminali nervose, dette “progenitrici”, siano in grado nei soggetti giovani, di contrastare lo sviluppo del timore, offrendo nuove possibilità di cura. Commenta il dott. Vincenzo di Marzo, il coordinatore dello studio:
Il cervello più giovane riesce a proteggersi dalla minaccia dei tumori grazie a una serie di strategie messe in atto dalle cellule staminali nervose. Queste, infatti, riescono a migrare verso le cellule tumorali di glioblastoma multiforme e a produrre specifici mediatori lipidici, gli endovanilloidi, in grado di indurre la morte programmata o apoptosi attivando i recettori dei vanilloidi, chiamati TRPV1, presenti in grandi quantità sulla superficie delle cellule tumorali.
Questo meccanismo spiegherebbe il perché nei soggetti giovani questo tipo di tumore sia quasi del tutto assente mentre sia più diffuso negli anziani che producono meno cellule staminali nervose. Continua il ricercatore:
Con l’avanzare dell’età, l’incidenza del glioblastoma aumenta e parallelamente diminuisce il numero di tali cellule, deputate a migrare laddove è richiesta la produzione di nuovi neuroni o cellule gliali in caso di patologie neurologiche e psichiatriche. Ovviamente i dati dovranno trovare conferma nell’uomo prima di usare contro il glioblastoma tali attivatori sintetici o naturali.
Una di queste sostante, messe a punto da Di Marzo, è stata infatti testata con successo sul modello animale.
Fonte | Nature Medicine
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