Caffè contro la depressione? Si beve caffè per restare svegli o perché si trova gradevole il sapore. Non bisogna esagerare nel berlo perché la caffeina può creare sbalzi di pressione. E di questo siamo coscienti tutti. Pensavate possibile però che questa bevanda fosse un antidepressivo naturale?
E’ quello che hanno scoperto i ricercatori della scuola di medicina di Harvard e che hanno diffuso in un recente studio pubblicato sulla rivista di settore The Journal World of Biological Psychiatry. Secondo gli scienziati il caffè, o meglio la caffeina contenuta al suo interno, sarebbe in grado di migliorare l’umore e quindi in qualche modo combattere la depressione stessa. I ricercatori vanno addirittura oltre con le loro ipotesi, arrivando a sostenere che chi beve caffè vedrebbe dimezzato il rischio di suicidio rispetto a coloro che non lo bevono. Attenzione, va sottolineato che proprio perché è la caffeina ad agire in questo modo è impossibile ottenere lo stesso effetto con un caffè decaffeinato. Commenta il dott. Michel Lucas, tra i firmatari della ricerca:
A differenza di precedenti indagini siamo stati in grado di valutare l’associazione del consumo di bevande contenenti caffeina e non contenenti caffeina, e abbiamo identificato la caffeina come il più probabile candidato di qualsiasi effetto protettivo putativo del caffè.
Lo studio revisionale ha preso in esame i dati di tre precedenti ricerche, corrispondenti ad un campione di oltre 200 mila persone di entrambe i sessi e sottoposti ad un lavoro duro come quello dell’infermiere. L’analisi ha rivelato che l’effetto antidepressivo della caffeina era riscontrabile in tutti coloro che bevevano tra le 2 e le 4 tazze di caffè al giorno. Sono state prese in considerazione anche le lievi quantità di questa sostanza contenuta nel te, nel cioccolato ed in altre bevande energetiche, ma in nessuna di essere è stato riscontrato un simile effetto. Ad essere stimolati non erano semplicemente il sistema nervoso centrale ma anche i neurotrasmettitori come la dopamina, la serotonina e la noradrenalina.
Fonte | JWBP
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