Tornare a camminare dopo una paralisi? Potrebbe essere possibile. Il dott. Grégoire Courtine, ricercatore capo del laboratorio Spinal Cord Repair presso il Swiss Federal Institute of Technology di Losanna non si sbilancia molto. Ma presenta i risultati di uno studio, pubblicato sulla rivista Science e condotto su modello animale aprendo, seppure con le doverose precauzioni, una piccola speranza.
Quella per molte persone affette da lesioni spinali, di poter lasciare la carrozzella ed i supporti a loro necessari per deambulare. Il tutto è iniziato cinque anni fa presso l’Università di Zurigo. Un esperimento come tanti in tale ambito, che nel 2009 incomincia a dare i propri frutti e che da vita ad un articolo (pubblicato ai tempi su Nature Neuroscience, N.d.R.) che illustra come con i giusti farmaci ed una stimolazione elettrica del midollo i topi siano in grado di muovere le zampe e camminare “involontariamente”, in risposta automatica al tapis roulant che avevano sotto le stesse.
Era come se il midollo possedesse una sua autonomia intellettiva e riuscisse in quel caso a dare lo stimolo giusto ai muscoli. Il movimento volontario proviene dal cervello però: come fare per collegare le due “parti”?
E’ su questo che i ricercatori svizzeri si sono concentrati: nel tentare di superare il problema della mancata connessione tra midollo e cervello. Il tessuto nervoso in caso di piccoli danni, grazie alla sua plasticità è in grado di recuperare da lesioni. Ciò non è mai avvenuto in seguito a lesioni di maggiore importanza per le quali, il recupero è considerato impossibile. O meglio, lo era fino ad ora.
Gli scienziati elvetici hanno rilevato, infatti, che risvegliando la plasticità del midollo, il sistema nervoso è in grado di riorganizzare almeno una parte dei collegamenti delle fibre nervose che dal cervello portano l’informazione al midollo spinale. Portando così ad un recupero delle funzioni motorie. Ovviamente ai “mezzi” usati in precedenza è stato aggiunto un robot in grado di non far crollare il topino in caso di perdita d’equilibrio ed uno stimolo gustoso da porre come obiettivo. Dopo due settimane di allenamento i topi hanno cominciato a muovere i primi passi, aumentando sempre di più la distanza raggiunta ed i passi effettuati. Alcune cavie hanno addirittura corso. Ed a livello clinico è stato rilevato un “aumento di quattro volte del numero di fibre nervose tra il cervello e il midollo spinale”, spiegano i ricercatori.
Al momento non ci sono prove scientifiche che tale approccio possa funzionare anche sull’uomo. Entro un paio d’anni dovrebbe partire, ad ogni modo, una sperimentazione al riguardo.
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Fonte: Science