La notizia dello studio sul super-virus Aviaria, un ceppo ancora più infettivo e e letale per l’uomo, aveva fatto il giro del mondo sollevando un coro di proteste. Oggi arriva, per la prima volta in assoluto, la richiesta da parte del Governo americano di censurare le parti chiave della ricerca per evitare che le informazioni vengano utilizzate da gruppi terroristici per mettere a punto una potentissima arma biologica.
I ricercatori, come molti ricorderanno, avevano sviluppato in laboratorio una variante ancora più aggressiva, se non letale per l’uomo, del virus H5N1. La decisione di pubblicare integralmente lo studio, rendendo di dominio pubblico persino le modalità di preparazione, come generalmente avviene in caso di pubblicazioni scientifiche, aveva sollevato molte polemiche, e forse non a torto.
Gli esperti, infatti, hanno scoperto, modificando il virus dell’influenza Aviaria, di avere tra le mani la variante più pericolosa mai stata creata, in grado di contagiare, nel giro di poco tempo, milioni e milioni di persone. Ecco, perché Il National Science Advisory Board for Biosecurity, comitato del ministero della Salute degli Stati Uniti, ha chiesto alle 2 riviste scientifiche più importanti al mondo, “Nature” e “Science”, di non pubblicare alcuni dettagli degli esperimenti, nel timore che possano essere utilizzati da bioterroristi per ricreare lo stesso virus e renderlo un’arma di minaccia o di distruzione.
Nelle intenzioni degli studiosi, creare in laboratorio una variante del virus Aviaria letale per l’uomo, facilmente trasmissibile attraverso tosse e starnuti, significava indagare i rischi e le caratteristiche di una futura pandemia, tuttavia, se le informazioni chiave venissero pubblicate, le conseguenze potrebbero essere devastanti.
La richiesta di censura, inoltre, arriva anche per un altro studio, condotto dall’Università del Wisconsin in collaborazione con l’Università di Tokyo, e giunto ad un risultato molto simile a quello dei ricercatori americani. In pratica, si chiede alla comunità scientifica di rinunciare alla possibilità di replicare (e dunque verificare) lo studio, in nome della sicurezza internazionale.
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