Sarà il latte materno a salvarci dalla resistenza agli antibiotici? Alcuni ricercatori, del Dipartimento di Microbiologia e Immunologia dell’Università di Buffalo, negli Stati Uniti pensano che sarà un gruppo di proteine contenute nello stesso a rappresentare l’arma vincente.
Che l’allattamento al seno rappresentasse un bene sia per la mamma che il bambino è ormai cosa nota, ma pensare che possa essere il segreto per combattere la resistenza di alcuni batteri agli antibiotici che utilizziamo per curare le infezioni di certo apre diverse strade di applicazione e getta le basi di nuovi protocolli di cura. Senza contare che i ricercatori statunitensi sono arrivati a tale scoperta analizzando l’effetto delle proteine del latte materno sullo Streptococcus pneumoniae, divenuto penicillino-resistente e lo Staphylococcus aureus, divenuto meticillino-resistente. Due dei germi più pericolosi per la nostra salute. Un’ottima notizia, visto che questi due batteri sono causa di molte morti ogni anno.
Gli scienziati hanno preso un complesso proteico tratto dal latte materno denominato “Hamlet”, ovvero “Human Alpha-lactalbumin Made Lethal to Tumor Cells” (già utilizzato contro le cellule tumorali ed il loro film di protezione, N.d.R.) e lo hanno inserito nel brodo di coltura di questi germi. I batteri, a contatto con il gruppo di proteine, sono tornati sensibili agli antibiotici verso i quali avevano sviluppato resistenza: la penicillina e l’eritromicina. Lo studio, pubblicato sulla rivista di settore Plos One, è stato testato sia in vitro sia su modello animale ed ha dato gli stessi risultati. Commenta in un comunicato il dott. Anders Hakansson, il coordinatore della ricerca:
HAMLET ha il potenziale di ridurre al minimo le concentrazioni di antibiotici che dobbiamo usare per combattere le infezioni e ci permette di utilizzare di nuovo antibiotici ben consolidati contro i ceppi resistenti.
Come composto naturale, il complesso proteico di Hamlet non possiede gli effetti collaterali tipici dei normali antibiotici ed i batteri trovano, anche dopo molte generazioni, difficoltà a creare resistenza nei suoi confronti. Rappresenterà l’antibiotico del futuro?
Fonte | Plos One
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