E’ possibile fermare le metastasi in caso di melanoma? Potrebbe essere possibile tra non molto tempo stando ai risultati ottenuti dagli scienziati dell’Università di Tel Aviv, spiegati all’interno della rivista di settore Nature Cell Biology.
Il tutto si basa sulla scoperta dei ricercatori del meccanismo di funzionamento del melanoma. Questo tumore infatti, prima di diffondersi in altre parti del corpo invia molecole specifiche di piccole dimensioni per preparare i tessuti all’invasione del tumore. Quello che il gruppo di studiosi ha intenzione di fare è trovare un modo di bloccare il meccanismo per arginare la diffusione delle cellule cancerose. La procedura attraverso la quale il melanoma forma e rilascia le sue metastasi è basato sull’invio di piccole “vescicole” contenenti microRNA. E’ questo materiale genetico la causa della facilità con la quale questo tumore delle pelle riesce a colpire le altre parti del corpo umano praticamente indisturbato.
All’interno del loro studio gli scienziati dell’Università di Tel Aviv hanno anche suggerito una strategia ben precisa per fermare questo processo che se ottimizzata potrebbe divenire un potenziale trattamento antitumorale. Hanno infatti spiegato i ricercatori israeliani che l’Rna che causa “cambi morfologici nel derma in preparazione del ricevimento e del trasporto delle cellule cancerose” è apparso reagire ad una formulazione messa a punto dagli stessi basata “su sostanze chimiche che possono mettere fine al processo e che sono promettenti candidati farmaci”. Al momento il test ha avuto successo in laboratorio e ulteriori passaggi di sperimentazione potranno essere utili per ottenere dei medicinali utilizzabili in ambito clinico. Sulle “vescicole” stesse sarà possibile creare dei test sfruttandoli come “indicatori” per ottenere una diagnosi precoce del melanoma.
Lo studio israeliano potrebbe rappresentare la prima pietra di un nuovo approccio a questo tumore della pelle in grado non solo di riuscire a rendere disponibile una diagnosi veloce ed esaustiva della patologia ma anche ad abbatterne pericolosità e mortalità.
Fonte | Nature Cell Biology
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