Tamoxifene e caffè per liberarsi dal cancro al seno e dalle sue recidive? E’ quello che ci indica una ricerca condotta dalla Lund University in Svezia, impegnata nel trovare una “formulazione” adeguata ad approcciare terapeuticamente questa malattia.
Due caffè al giorno insieme al tamoxifene, farmaco orale attualmente utilizzato per combattere il tumore al seno, sembrerebbero essere in grado di far calare del 50% la possibilità di presentarsi delle recidive di questo cancro. Gli scienziati sono giunti a tali risultati prendendo in esame 1090 donne affette da cancro al seno. I dati raccolti hanno mostrato che le 500 donne affette da neoplasia della mammella che erano state sottoposte alla terapia farmacologica tradizionale a base di tamoxifene con l’aggiunta di almeno due tazze di caffè al giorno, mostravano di avere un rischio dimezzato rispetto a coloro che non consumavano caffeina. Le due coordinatrici dello studio, Ann Rosendahl e Helena Jernström hanno evidenziato inoltre come quelle che usavano consumare del caffè mostravano anche dei tumori più piccoli in dimensioni fin dal loro esordio e diagnosi.
Gli scienziati svedesi hanno una spiegazione per tutto questo: il dimezzamento delle recidive di cancro al seno sarebbe da correlare al ruolo della caffeina e dell’acido caffeico all’interno dell’organismo. Essi sarebbero in grado di lavorare di concerto con il tamoxifene sia potenziandone gli effetti sia sfruttando un proprio ruolo antitumorale innato. In pratica tali sostanza lavorerebbero sui recettori adibiti a comunicare al tumore di replicarsi. Spegnendo gli stessi, il cancro sarebbe costretto a rimanere quasi inalterato rispetto al suo comportamento medio.
La caffeina ancora una volta ha mostrato uno dei suoi lati positivi. Ma attenzione a non esagerare: sebbene sembri possedere questa importante peculiarità a livello tumorale non dobbiamo dimenticare l’effetto che ha generalmente sull’organismo e sul nostro cuore. Un suo consumo eccessivo può arrecare problemi cardiologici. Detto ciò, questa ricerca potrebbe rappresentare un punto di partenza per approcci terapeutici futuri del cancro al seno.
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