Un vaccino contro i linfomi è pronto per essere sperimentato su pazienti. Un grande passo avanti nella lotta contro questa forma di cancro che ha una caratteristica particolare: “la sostenibilità economica”. Purtroppo in tempo di crisi economica ci sembra normale evidenziare questo aspetto, ma che in realtà è da sempre comune ad ogni ricerca scientifica e trials clinico. Perché? Un farmaco ha dei costi e dei ricavi nel momento in cui viene prodotto e commercializzato su larga scala, ma per arrivare a questa fase occorre che vi siano degli investimenti iniziali.
Un passo decisivo è quello della produzione di un medicinale da testare su pochi pazienti per un trial clinico: costi altissimi, per la specificità del prodotto. Ora, grazie al progetto “Vital” finanziato dalla Comunità Europea e finalizzato allo sviluppo di vaccini per la terapia dei linfomi, si è individuato un percorso in grado di risolvere tale questione di non poco conto. A tracciarne le basi il CRO di Aviano (PN)-Cerntro di Riferimento Oncologico in collaborazione con l’Areta International. Come? Gli scienziati hanno dimostrato la possibilità di sintetizzare in vitro un determinato e piccolo numero di vaccini (preconfezionandoli in fiala) pronti da utilizzare su un ampio numero di pazienti. Questo grazie alle somiglianze strutturali di alcune molecole comuni a vari tipi e sottotipi di linfomi. La sperimentazione partirà non appena si saranno ottenute le dovute autorizzazioni da parte del Ministero della Salute, i vaccini in questione sono già pronti secondo i criteri standard della produzione dei farmaci.
I pazienti volontari saranno selezionati in base alle caratteristiche molecolari delle cellule neoplastiche. A tale lavoro, coordinato dal Professor Riccardo Dolcetti responsabile dell’U.O. di Immunovirologia e Bioterapie del CRO e presidente della Societa’ Italiana di Cancerologia hanno partecipato anche ricercatori del Karolinska Institute di Stoccolma e delle Universita’ di Oslo e Padova che si sono confrontati con imprese impegnate nel settore delle biotecnologie. Ha spiegato nel dettaglio Dolcetti:
“Da alcuni anni sono allo studio lavori di immunoterapia volti a potenziare le risposte immunitarie dei pazienti nei confronti del cancro, strategie che si basano generalmente sulla produzione di vaccini antitumorali specifici per ogni paziente. Sebbene si siano dimostrate molto efficaci in studi clinici sperimentali, queste nuove terapie restano poco praticabili all’esterno di centri altamente specializzati, a causa della complessità della produzione dei vaccini, che necessita di tempi lunghi ed è gravata da costi elevati”.
Il problema è ora dunque risolto, ma solo in parte: la Comunità Europea ha terminato il suo compito propulsivo, ora bisognerà procedere con nuovi partner privati. Ricordiamo che i linfomi rappresentano la terza più frequente neoplasia diffusa nel mondo, il 5% di tutti i tumori maligni, e si pongono al 5° posto per mortalità dovuta a cancro. Purtroppo, mentre per tutti gli altri tumori maligni vi è un percorso di stabilizzazione o diminuzione d’incidenza, per i linfomi si assiste ancora ad un costante aumento di diagnosi pari al 3% annuo (dati riferiti agli Stati Uniti, ma rapportabili anche al resto del mondo occidentale). Questo nonostante lo sviluppo della ricerca scientifica, purtroppo. Maggiori informazioni presso il CRO.
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