Potrebbero essere contenuti nel sangue i segreti dell’invecchiamento cerebrale. In particolare un certo elisir di “vecchiezza” sarebbe imputabile a delle molecole ben precise contenute in alcuni enzimi che l’organismo produrebbe con il passare degli anni. Lo studio, condotto a livello animale e pubblicato sulla rivista di settore Nature potrebbe con il tempo e con una maggiore ricerca condurre a capire i meccanismi che regolano la giovinezza e la vecchiaia: perlomeno quella cerebrale.
Al momento sono due le molecole “della vecchiaia” isolate all’interno del sangue dei topi sui quali è stato condotto l’esperimento: l’eoxatina e l’MPC1. Ed il fatto sorprendente risiede proprio in come è stato condotto l’esperimento. I ricercatori hanno utilizzato due gruppi distinti di topi, uno composto da esemplari anziani e uno da esemplari giovani. Ed il loro sistema circolatorio è stato unito. Insomma, come se fossero stati dei gemelli siamesi uniti per i vasi sanguigni.
E la cosa spettacolare è stata che gli esemplari anziani venuti a contatto con il sangue giovane sono effettivamente ringiovaniti a livello cerebrale, facendo registrare un recupero della memoria e l’aumento di neuroni nella zona dell’ippocampo. Al contrario di ciò che è successo per i topi più giovani che venuti a contatto con il “sangue vecchio” hanno dimostrato segni di cedimento mnemonico ed hanno fatto registrare il calo dei neuroni dell’ippocampo.
Come se ad un gruppo fosse stato dato un elisir di lunga vita ed all’altro quello della vecchiaia. Tutto è da ricondurre all’aumento delle due sostanze sopradescritte, più diffuse nei topi più anziani e che portano i cervelli giovani a risentire di questo aumento nel sangue. In particolare, in base ai test condotti ci si è resi conto che è l’eoxatina a far invecchiare il cervello.
I ricercatori non si sono fermati qui. Hanno voluto verificare la presenza di questa sostanza anche a livello umano, e ci si è resi conto che anche nel sangue e nel fluido cerebro spinale dell’uomo di diverse età è riscontrabile questa sostanza in quantità variabili.
Entrambe le sostanze (quindi anche l’MCP, n.d.r) risultano essere delle molecole legate al sistema immunitario. E sebbene si sia scoperto che facciano invecchiare, ancora non si sa come ciò avvenga. La ricerca condotta dagli scienziati di Stanford potrà essere ad ogni modo utile come punto di partenza per nuovi approcci terapeutici neurologici.
Articoli Correlati:
Cervello, quello delle donne è diverso da quello degli uomini
Cervello giovane, il segreto sta nella passeggiata
Fonte: Nature