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Coronavirus e danni cognitivi, cosa sappiamo?

La malattia causata dal covid-19 è in grado di dare vita a diversi disturbi nella persona che ne rimane contagiata, soprattutto nella sua forma grave: anche quando si riesce a guarire, con il passare del tempo ci si rende conto dei danni causati e tra di essi sembra proprio ci sia anche la comparsa di problemi a livello cognitivo.

Effetto della sindrome del Long covid

Si parla anche in questo caso di sintomi del Long covid, una sindrome che man mano diversi team in tutto il mondo stanno studiando con maggiore attenzione e ciò che è stato rivelato, anche secondo un ampio studio pubblicato sulla rivista di settore Lancet, chi è guarito dal covid può comunque sviluppare un peggioramento delle proprie capacità cognitive. Come già anticipato, si tratta di qualcosa che accade in particolare quando la malattia viene contratta in forma grave o molto grave. E’ stato misurato che alcuni pazienti che sono guariti dal coronavirus avrebbero perso fino a 7 punti di quoziente intellettivo. Viene spiegato nello studio:

Le abilità cognitive dei pazienti ricoverati che hanno dovuto ricorrere all’assistenza respiratoria sono peggiorate notevolmente, più di quanto accada mediamente in dieci anni tra i 20 e i 70 anni di età.

Deve essere sottolineato che questa ricerca è cominciata all’inizio del 2020 poco prima delle esplodere della pandemia ed era inizialmente parte di un progetto che era intenzionato a dare vita a un quadro generale del quoziente intellettivo medio dei cittadini inglesi. Man mano che l’emergenza sanitaria è scoppiata ed è peggiorata è stato deciso , da parte del coordinatore dello studio Adam hHampshire, di direzionare l’obiettivo da un’altra parte, ovvero di ricercare indagare gli effetti del covid-19 sulle abilità cognitive.

Problemi nell’ambito dell’attenzione selettiva

Giunti al dicembre 2020 la squadra è stata in grado di raccogliere dati relativi a circa 82mila persone, 12 mila delle quali erano individui guariti dal covid. Gli scienziati hanno riscontrato che i principali problemi, per ciò che concerne il covid e le facoltà cognitive, riguardano l’ambito dell’attenzione selettiva, dell’organizzazione e del ragionamento ed hanno confermato quello che già altri studi avevano scoperto, ovvero della presenza di una “nebbia mentale” nei pazienti e difficoltà di concentrazione. Ovviamente la gravità del problema era direttamente proporzionale alla gravità della malattia ma casi di una certa rilevanza sono stati riscontrati anche in chi aveva contratto il covid in forma lieve.

Secondo dottori la causa più probabile del declino cognitivo è da collegare ad ipossia, probabile futurice di problemi neurologici. Il coordinatore dello studio, va detto, nonostante i dati raccolti invita alla cautela sostenendo che non bisogna trarre conclusioni affrettate e che siano necessari altri studi per confermare o smentire ciò che lui ha scoperto, soprattutto dato il fatto che ancora non si è coscienti del perché, in che modo e per quanto tempo il covid possa influenzare le nostre capacità cognitive.