Il 14 febbraio ricorre la festa degli innamorati ma vi siete mai chiesti che cosa succede nel cervello di coloro che provano un sentimento molto forse per un’altra persona? Stando a quanto spiegato Professor Piero Barbanti, Primario Neurologo dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma, nel cervello degli innamorati si possono innescare molti meccanismi, tutti differenti tra loro: alcuni positivi, altri decisamente meno perché portano a una vera e propria ossessione nei confronti del partner.
Senza stare a scomodare i fatti di cronaca nera che sempre più numerosi sono avvenuti negli ultimi tempi, ma andando a portare esempi molto meno pesanti, l’amore può divenire spesso quasi una ossessione per una naturale sequenza di particolari reazioni neurochimiche molto precise. Soprattutto nella fase iniziale, quella dell’innamoramento, si scatenano una serie di sostanze chimiche che mettono in moto processi specifici. Le sostanze chimiche vengono liberate dall’ipotalamo che rende conto anche dello “stare male per amore”, sensazione molto comune negli innamorati. Ma non solo: anche la dopamina aumenta drasticamente i suoi livelli giustificando l’euforia (sentimento anche questo che può essere molto comune), la serotonina invece si riduce, spiegando la frequente ossessività. Ma può capitare anche che il fattore di crescita nervosa (Nerve Grow Factor) aumenti, aumentando immediatamente anche il livello di romanticismo, di ossitocina e vasopressina che spiegano la possessività molto spesso tipica dell’innamorato.
Insomma sono questi meccanismi che si mettono in modo solo nel cervello degli innamorati e che portano a picchi di entusiasmo ma anche a bruschi cali di umore, accompagnati da un sempre crescente sentimento di insicurezza e ossessione verso la persona che si ha al fianco. E’ tutto spiegato scientificamente: è come se il cervello dell’innamorato disconnettesse le aree più razionali del cervello (come la corteccia prefrontale), aumentando di gran lunga quelle legate solo alla sfera emotiva.
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Fonte | San Raffaele Pisana