Il Morbo di Parkinson, in realtà scientificamente definito come malattia di Parkinson, è una sindrome ipocinetica che porta alla paralisi del corpo. Definita anche parkinsonismo, è una malattia neurodegenerativa che porta alla morte delle cellule deputate alla dopamina.
Non si conoscono le cause che portano alla malattia, e molti identificano il Parkinson con il tremore degli arti. In verità questo tremore è dovuto alla terapia somministrata, che tenta di mantenere in movimento i muscoli, nella fase acuta, anche se gli esordi della sindrome sono il tremore, la rigidità, la lentezza e le difficoltà motorie, oltre a difetti cognitivi e comportamentali. L’ultima fase prevede anche la demenza.
La malattia compare generalmente dopo i 50 anni. Per il momento si ipotizzano dei fattori a rischio, come l’esposizione a particolari agenti chimici come idrocarburi, pesticidi o solventi. Nelle analisi la malattia manifesta un accumulo di alfa-sinucleina nei neuroni e un’insufficienza di dopamina. La proteina alfa-sinucleina si concentra nei corpi di Lewy dei neuroni, e viene individuata con analisi di imaging.
Le terapie attuali sono a base di agonisti e sembrano funzionare bene nella fase precoce. Successivamente però non ci sono terapie che riescono a risolvere la malattia.
Storia del Parkinson
Fu il medico inglese James Parkinson a pubblicare il primo trattato in cui c’era una descrizione precisa della sindrome, ma sono stati individuati alcuni antichi scritti che possono far ricondurre alla malattia. Si tratta di alcuni scritti di Galeno, della Bibbia e del trattato medico di Ayurveda, mentre dal tardo Rinascimento ne hanno scritto Franciscus Sylvius, Hieronymus David Gaubius, John Hunter e Auguste François Chomel.
Ma fu Parkinson, che nel 1817, pubblicò un saggio identificando la malattia. Il saggio fu la base successiva per gli studi di Armand Trousseau, William Richard Gowers, e altri ricercatori, tra cui Jean-Martin Charcot, nella seconda metà dell’Ottocento, che fu altrettanto fondamentale per gli studi successivi.
Charcot invece studiò i vari sintomi e ridenominò la sindrome in onore di James Parkinson, mentre fu Frederic Lewy, ai primi del Novecento, a descrivere per primo i “corpi di Lewy” colpiti dalla malattia. Poi fu la volta di Konstantin Tretiakoff e Rolf Hassler, che individuarono la struttura colpita fino ad arrivare alle scoperte di Arvid Carlsson alla metà del Novecento, sul neurotrasmettitore dopamina e l’incidenza nella malattia.