La sclerosi multipla causa declino cognitivo nel 70% dei casi registrati. Di solito vogliamo evitare notizie statistiche di questo tipo ma la percentuale presentata all’evento “Cognitive dysfunction in MS: New insights and clinical management” tenutosi a Taormina lo scorso 18 ottobre presenta dei dati che non possono essere ignorati.
L’incontro, organizzato dalla SSIF, la Serono Symposia International Foundation ha riunito nel nostro paese i maggiori esperti di sclerosi multipla a livello internazionale per discutere degli approcci diagnostici e terapeutici utilizzati nei diversi paesi e per fare il punto della situazione sula ricerca e su come mantenere ai più alti standard la qualità della vita dei pazienti. Ma torniamo ai dati presentati al congresso. Comparando diversi studi di settore, i ricercatori hanno notato come i disturbi cognitivi colpiscano almeno il 70% dei pazienti e molte di loro anche nella prima fase della malattia, quella nella quale le persone che si scoprono affette della malattia sperano di poter mettere in remissione la malattia grazie all’interferone ed agli altri farmaci disponibili.
I sintomi del danno cognitivo registrati sono per lo più una minore attenzione generale, una più bassa velocità di elaborazione delle informazioni che si manifesta in maniera episodica, il tutto completato da un logoramento della memoria. Commenta l’organizzatore dell’evento, il dottor Francesco Patti, Professore di neurologia Università degli Studi di Catania e Responsabile del Centro Sclerosi Multipla Policlinico di Catania del Dipartimento di Neuroscienze, Università di Catania:
Questa disfunzione cognitiva nella Sclerosi Multipla ha un forte impatto sulle attività della vita quotidiana dei pazienti . Anche se stiamo ancora discutendo su come trattare il declino cognitivo, studi controllati indicano che le terapie immunomodulanti sono associate a un miglioramento cognitivo modesto.
Su un punto gli esperti sono tutti d’accordo: i sintomi hanno una natura ambigua e difficilmente sia il paziente che il medico riescono a ricollegarli facilmente alla sclerosi multipla: sarà quindi necessario lavorare anche su questo aspetto.
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