E’ allarme per ciò che concerne le malattie mentali in Italia. Mentre il numero dei pazienti presi in carico dai dipartimenti di salute mentale aumentano, il personale e di conseguenza l’assistenza e la sua qualità calano in maniera progressiva. Le stime parlano di un dimezzamento negli ultimi 10 anni.
Un numero davvero alto se si pensa che molti pazienti si trovano in gravi condizioni e per paura, vergogna, scarsa informazione non sfruttano adeguatamente le cure disponibili sul territorio. Inutile dire che una fotografia del genere non fa prevedere un buon futuro per il settore, soprattutto se si pensa che a breve si arriverà anche alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari con la presa in carico di tali criminali direttamente nelle prigioni dove l’impatto rischierà di essere devastante. Commenta il presidente degli psichiatri italiani, Claudio Mencacci:
Si tratta di un numero elevatissimo considerate le condizioni spesso gravi dei pazienti, ma sottostimato perché molti non si avvicinano alle cure a causa dello stigma che pesa sulla malattia mentale. Questi dati sono già ora la fotografia di una realtà esistente in un numero significativo di DSM e di CSM e sono davvero allarmanti per le forti ripercussioni che hanno sul funzionamento delle strutture [..] Il blocco del turn over degli ultimi anni ha inoltre determinato un invecchiamento medio della popolazione degli operatori con prospettive di carriera ridotte e sovente a rischio di burn out.
Quest’ultima osservazione ha una importanza maggiore di quella che si possa pensare. Fornire assistenza sanitaria ad un malato mentale è un lavoro maggiormente usurante rispetto a quello classico di un operatore sanitario di qualsiasi tipologia. E’ necessario quindi, spiegano dalla SIP, non tagliare i fondi ma al contrario favorire una maggiore reperibilità di risorse umane in modo di poter dare ad ogni malato che lo necessiti, il giusto supporto. In modo tale da non intaccare la dignità di nessuno: né del malato, né di colui che lo assiste.
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