Il piccolo Loris di 8 anni, scomparso la mattina del 29 novembre e ritrovato morto nel tardo pomeriggio, è stato ucciso dalla madre Veronica Panarello, almeno secondo gli inquirenti, che dopo un lungo interrogatorio, ieri sera, poco dopo la mezzanotte l’hanno messa in “stato di fermo”. L’accusa è tra le più terribili, quella di aver tolto la vita al suo bambino, da sola, senza l’aiuto di altri, secondo un “omicidio volontario con l’aggravante dal vincolo di parentela ed occultamento di cadavere”. Dunque l’ultimo volto che il bimbo ha visto prima di chiudere definitivamente gli occhi è anche quello che ha visto per primo al momento della sua nascita? Quello della sua adorata, dolce e sempre presente mamma? Ma perché? Cosa avrebbe spinto questa donna a sopprimere uno dei suoi due angeli? E con delle fascette da elettricista….?
Non è ancora chiaro, ma le incongruenze nei racconti della donna sui fatti della mattina del 29 Novembre sarebbero troppe e soprattutto non coincidenti con ciò che le telecamere hanno ripreso, immortalato, in quelle ore. Si fa comunque riferimento ad una fragilità della donna, ad un’infanzia difficile e a due tentativi di suicidio nell’adolescenza: momenti terribili che sembravano essere scomparsi quando poi aveva messo al mondo-giovanissima- il suo Loris ed iniziato una tranquilla vita di mamma. Del resto nei primi giorni era stata descritta da tutti come una madre molto premurosa, presente, serena. La donna avrebbe ammesso la sua infanzia difficile, ma questa può essere considerata una prova a carico del suo omicidio? Lei continua a giurare la propria innocenza:
“Era mio figlio, non avrei mai potuto fargli del male”.
Spiegava a Sky Tg 24 stamattina Francesco Bruno, psichiatra e criminologo:
“Ha ragione questa donna nel dire che le sue pregresse difficoltà psicoemotive non possono essere considerate una prova. Andrà subito chiarito, con le dovute perizie, se questa donna ha un qualcosa che la affligge e se sì cosa. Attualmente posso credere nella sua dichiarazione di innocenza, perché esistono alcune patologie che scindono psicologicamente una persona in diverse altre, con comportamenti ed azioni che non vengono ricordati o non si ritengono propri. Tra queste c’è ad esempio la schizofrenia. Insomma, prima di inserire la fragilità di una donna nel quadro probatorio, andrebbe prima capito se ha qualche problema di siffatto tipo e fatta una diagnosi.”- “La sindrome di Medea? Di madri che uccidono sanguinariamente o violentemente i figli se ne parla dall’antichità, ma le cause sono molto spesso diverse tra loro”.
Questo caso ci ricorda quello di Cogne: con sfumature- quello della Franzoni fu ritenuto un impulso improvviso,-seppur mai confessato- che sembra escluso qui dalla sequela degli eventi e la modalità dell’omicidio e come allora, fior di psichiatri vengono intervistati per cercare di spiegare come si può giungere a compiere un gesto così crudele come quello dell’omicidio del proprio figlio: tutti concordano, saranno le perizie psichiatriche a chiarire questi dubbi, ma a mio modesto parere, non sarà facile, bisognerà fare attenzione affinché queste -sia per l’accusa che per la difesa, siano precise, indaghino a fondo la psiche della donna a prescindere dall’inchiesta: il rischio in questi casi è che si cerchino delle prove per una tesi o l’altra perdendo di vista la realtà.
Un appello a non perdere di vista la visione del tutto arriva anche da un altro noto psichiatra, Alessandro Meluzzi:
” No, un movente e neppure un evento scatenante è stato ancora individuato (o segnalato ndr) . L’età del bambino ci fa pensare alla pedofilia, così come il fatto che non indossasse gli slip. Gli inquirenti hanno escluso l’abuso sessuale nelle ore immediatamente vicine all’omicidio, ma non hanno ancora chiarito se il bimbo fosse stato abusato in passato ed in modo ricorrente. Le statistiche ci dicono sempre purtroppo che gli orchi cattivi esistono e spesso sono in famiglia -o girano intorno a questa- si può escludere che questa donna non stia proteggendo l’orco? Ha avuto un’infanzia difficile, ma cosa l’ha provocata? Un bambino abusato, può diventare un adulto che abusa, ma è così per questa ragazza? ….E poi ricorderei la casistica che riguarda le mamme assassine (ad esempio quelle detenute presso l’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere): la stragrande maggioranza confessa subito, come forma di liberazione, e da lì può iniziare un doloroso percorso di riabilitazione e cura, nell’accettazione del gesto atroce che si è concluso. Sarà importante per individuare la verità, approfondire tutti gli aspetti psicologici del caso”.
Esiste dunque, lo ricordo e sottolineo, un carcere speciale per le madri che uccidono i propri figli e che vengono ritenute colpevoli ed al contempo affette da un disturbo psichiatrico, che va curato. La malattia mentale non è una giustificazione, ma spesso purtroppo è la realtà. Sarà così anche per la mamma del piccolo Loris?