C’è chi li chiama “iDisorder”, ispirandosi al modo in cui un noto produttore di dispositivi elettronici battezza i propri prodotti. In realtà rappresentano tutta una serie di disturbi psicologici e mentali che possono colpire chi, a causa del lavoro o per compulsiva spinta sociale, passa molto tempo collegato al PC, sulla rete, sui social network attraverso la tecnologia a disposizione.
Tra i più colpiti figurano i più giovani, ribattezzati dagli esperti la generazione “always on”, ovvero sempre connessa e continuamente sottoposta ad una sorta di sovraccarico di input. Il problema è il seguente: sebbene questa particolare rete di connessione possa aiutare la persona a mantenere contatti sia livello personale che a livello lavorativo e soprattutto in questo caso favorisca l’ambito di appartenenza, la continua sollecitazione del cervello in tale modo può portare allo sviluppo di problemi mentali.
Una ricerca in tal senso è stata condotta dal professor George Patton del Royal Children’s Hospital’s Centre for Adolescent Health (Australia), e dai suoi colleghi ricercatori, i quali stanno notando sempre più l’aumento di queste “sindromi” mentali soprattutto nei più giovani:
Vedo ragazzi che passano tutto il giorno impegnati in attività con mezzi elettronici, ed è chiaramente un problema- Durante quegli anni dell’adolescenza quando il cervello è in una fase molto attiva di sviluppo e nell’imparare a elaborare le informazioni sulle relazioni e le emozioni, c’è un’evidente preoccupazione che questi ragazzi oggi collegati sviluppino delle diverse connessioni [cerebrali] in futuro, data la malleabilità del cervello a quell’età.
Non c’è quindi solo la paura di uno spostamento delle relazioni sociali su un piano virtuale esclusivo in grado di portare la persona non essere più capace di mantenere dei rapporti “dal vivo” con le conseguenti fobie che potrebbero scaturirne, ma si inizia a pensare che vi potrebbe essere un effetto “fisico” direttamente sul cervello e sulle connessioni neurali che lo stesso crea ancora nel periodo adolescenziale.
Si tratta di un tema molto scottante da affrontare, per via della diversità di opinione riscontrabile anche nella società medica: quel che è certo è che un minimo di “controllo” sarebbe auspicabile al fine di non ritrovarsi perlomeno affetti da stress da multitasking. Meglio ogni tanto spegnere tutto.
Royal Children’s Hospital’s Centre for Adolescent Health
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