Combattere la depressione è possibile. E per quanto possa sembrare superficiale, un nuovo metodo di azione contro questa patologia è tenere un diario nel quale scrivere i propri bei momenti. Tale azione fa parte di un approccio che ha un nome ben preciso: si chiama “Well-Being Therapy”.
Tradotto letteralmente significa la “terapia dello stare bene” ed è un percorso psicoterapeutico che prevede circa 8-10 sedute per comprendere quale è il problema alla base di tutto e iniziando da quel punto di partenza, pian piano costruire la propria guarigione. Gli inventori di questo metodo, Giovanni Fava, Nicoletta Sonino e Thomas N. Wise sono molto chiari su un punto: la maggior parte degli approcci, per quanto completo, tende a scambiare lo stato di calma derivante dall’assunzione di farmaci antidepressivi come una guarigione. E questo è totalmente sbagliato, visto che in realtà il problema scatenante la depressione o l’attacco di ansia rimangono al loro posto, senza essere effettivamente affrontati.
Tenere un diario di momenti felici non solo è un metodo che consente alle persone affette dalle suddette patologie di guardare alla propria vita con un occhio obiettivo e critico nei momenti di serenità, ma è una sorta di piccolo percorso a gradini dove ci si rende conto quali siano davvero i punti di forza della persona, le cose che la fanno stare bene e di conseguenza gli ostacoli che impediscono il prolungarsi di questa situazione di benessere. Riuscendo a verificare la presenza di questi impedimenti, si può tentare di rimuoverli, portando il paziente ad una vera guarigione dall’ansia e dalla depressione eliminando tutta quella che viene chiamata “sintomatologia residua” composta da irritabilità e problemi interpersonali.
La “Well-Being Therapy” è un approccio psicoterapeutico a breve termine in grado di ridurre sensibilmente lo stress quotidiano che dalle sperimentazioni eseguite finora sembra permanere anche diverso tempo dopo il “trattamento” vero e proprio. Lo avreste mai pensato che tenere un diario potesse risultare così terapeutico?
Photo Credit | Thinkstock