La depressione, oltre a causare difficoltà esistenziali, favorirebbe l’invecchiamento precoce delle cellule. A sostenerlo è una ricerca condotta dalla Vu University Medical Centre e pubblicata sulla rivista specialistica Molecular Psychiatry, che ha coinvolto 2.400 volontari (sia sani che depressi) studiandone in modo specifico i telomeri, la regione terminale dei cromosomi.
I telomeri svolgono un ruolo molto importante perché la loro funzione è proteggere il materiale genetico dallo scorrere del tempo. I ricercatori olandesi hanno osservato come chi soffre o ha sofferto in passato di depressione presenta dei telomeri più corti, un fenomeno indipendente da altri fattori di rischio come l’abuso di alcolici o lo stile di vita poco attivo e che potrebbe contribuire a spiegare l’aumento dell’incidenza di patologie associate all’invecchiamento come ad esempio il cancro, il diabete, l’obesità e le malattie cardiovascolari in chi ha o ha avuto a che fare con questa malattia.
Il team di studiosi hanno preso in esame il DNA ottenuto da campioni di sangue di più di 2.400 individui. Fra questi più di un terzo era depresso, mentre un altro terzo aveva sofferto di depressione in passato. Secondo i dati dello studio, un soggetto sano perde normalmente tra le 14 e le 29 coppie di basi del DNA (il parametro che ne misura la lunghezza). I soggetti affetti da depressione, invece, fanno registrare una perdita di 83-84 coppie di basi. Un dato che, secondo gli studiosi, corrisponde ad una maggiore anzianità delle cellule di 6-8 anni. Come ha sottolineato la coordinatrice dello studio, osine Verhoeven della Vrije Universiteit di Amsterdam:
Questo ampio studio fornisce prove convincenti che la depressione è associata a diversi anni di invecchiamento biologico.
Tuttavia, come hanno spiegato gli studiosi, i dati attualmente disponibile non consentono di fare né una stima della pericolosità di questa situazione, né di capire se si possa intervenire in qualche modo.
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